Maldicenze e sospetti, uniti a una certa dose di antisemitismo, mettono in crisi una raffinata boutique romana. È ambientato negli anni Ottanta “La reputazione”, romanzo arguto e originale di Ilaria Gaspari, abile a evocare atmosfere, tensioni, equilibri spezzati, e a mostrare come nessuno dei protagonisti sembri quel che è
Può evaporare la credibilità in un attimo? Un’esistenza specchiata può cadere sotto i colpi di calunnie e falsità? La risposta è certamente sì, in entrambi i casi. E quali sono i crudeli meccanismi della diffusione delle notizie, anzi dei pettegolezzi, dei pregiudizi, delle insinuazioni che mandano a gambe all’aria la stima, la rinomanza e la considerazione? A queste domande, e non solo a queste, risponde un libro arguto, interessante, originale, anche ironico, con più di un riferimento letterario fra le righe. È valsa la lunga attesa per il nuovo romanzo di Ilaria Gaspari (che ne aveva accennato in questa intervista per il nostro canale YouTube), pubblicato dalla casa editrice Guanda. Dopo una serie di profondi e divertenti saggi filosofici, Ilaria Gaspari torna felicemente alla narrativa d’invenzione con La reputazione (304 pagine, 19 euro). La scrittrice ha trasfigurato una storia realmente accaduta in Francia negli anni Sessanta, divertendosi a immaginarla altrove nel tempo e nello spazio: gli anni Ottanta, il quartiere romano dei Parioli («quello scampolo di Parigi alle spalle di Villa Glori») e una rinomata boutique dalla clientela selezionata (famiglie di notabili e professionisti), sono il brodo primordiale in cui si muovono personaggi costruiti con grandissima fantasia e altrettanta plausibilità.
La proprietaria e le commesse
Da una parte l’eccentrica, e bella di una bellezza che sta sfiorendo, Marie-France, proprietaria della boutique, dall’altra Barbara, goffa e non particolarmente elegante, l’ultima arrivata fra le sue collaboratrici (le altre commesse sono Marta e Micol, opposti come il sole e la luna, oltre all’enigmatico e raffinato Giosuè, braccio destro di Marie-France), che inizia a lavorare mentre è quasi alla fine degli studi di filosofia, sta scrivendo la tesi su Husserl, ed è alle prese con qualche peripezia sentimentale. È Barbara la voce narrante, che racconta una storia del suo passato che le ha lasciato segni addosso. La reputazione e il successo della lussuosa boutique sono notevoli e vengono puntellati dall’apertura di una “rivoluzionaria” sezione dedicata alle clienti più giovani, la “moda delle ragazzine”. Nel tran tran placido e piacevole, anche del nuovo “filone” per teenager, irrompe però qualcosa che d’intreccia a un velato antisemitismo («una stella, un simbolo mutato suo malgrado in marchio d’infamia: e nessuno di noi avrebbe potuto sospettare di portarla a propria insaputa quasi tatuata sulla pelle, sulla nuca, visibile a chi alle nostre spalle sibilava insulti…») e incrina l’equilibrio, scatenando ostilità e maldicenze, dispetti e sospetti, qualcosa cambia nel rapporto con il quartiere e con la clientela. La scomparsa misteriosa di una ragazzina fa precipitare le cose…
Nessuno di noi aveva mai, in vita sua, subito al collera invisibile del pettegolezzo; nessuno aveva assaggiato il gusto della calunnia, se non nella forma di maldicenze trascurabili, incrociate qualche volta in un corridoio di scuola, sbocciate dalla noia più piatta come fiori di cappero fra le pietre di un muro. Ma la calunnia vera e propria, quella ci era ignota; perciò non avremmo saputo riconoscerla…
Un tarlo che porta a sbagliare
Fidarsi, o meno, nel proprio luogo di lavoro, di quelli che si reputano non semplici colleghi, ma anche amici? Un rovello inevitabile visto quello con cui fanno i conti i personaggi principali del romanzo di Ilaria Gaspari (qui un suo consiglio di lettura sul nostro canale YouTube), abilissima a ricostruire ed evocare le atmosfere di una quarantina d’anni fa, a mostrare come cresca la tensione fuori e dentro la boutique, e come le figure in scena non siano quasi mai quello che sembrano. Un rovello, cruccio, tarlo, che può portare a commettere errori, a seminare zizzania, perfino a tradire. La reputazione ha un gran bel congegno romanzesco, da leggere.
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