È tornato in libreria il secondo romanzo di Filippo Tuena, “Il volo dell’occasione”, volume enigmatico e conturbante in una Parigi di fine Novecento, una storia di fantasmi condannati a rivivere tragedie, una storia di desideri, ossessioni e perdite. Chi vuole farsi ipnotizzare e incalzare dalla letteratura è invitato a leggerlo…
Sotto il segno di Paul Auster, inequivocabilmente e dichiaratamente. Emulo dello scrittore statunitense da poco scomparso (ne abbiamo scritto qui) è stato Filippo Tuena, uno degli scrittori più originali, raffinati e inclassificabili d’Italia, sempre nuovo a ogni libro, dagli anni Novanta ai giorni nostri. Nella postfazione alla nuova bella edizione del suo secondo romanzo Il volo dell’occasione (175 pagine, 15,50 euro) di Filippo Tuena, meritoriamente riportato in libreria da Terrarossa edizioni nella preziosa collana Fondanti, l’autore stesso indica Auster, Borges, Hitchcock e soprattutto L’invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares come riferimenti letterari di questo romanzo che ha pochissimi precedenti italiani e non ha perso smalto col passar del tempo, fra atmosfere magiche, misteriose ed enigmatiche, in una Parigi da manuale. Ci sono anche echi di grande letteratura francese e inglese (qualche smaccata eco da Henry James) in queste pagine ineffabili, eleganti e cupe, che sono alla terza edizione in tre anni, dopo la prima volta con Longanesi – con genesi inizialmente tormentata e poi rapida – e la seconda con Fazi.
Un triangolo e un ispettore
Ardono virtuosismi e riflessioni su perdita, desiderio, ossessione, sogno, memoria, passione, tempo ciclico e sfuggente in questo romanzo, storia di spettri che potrebbe facilmente diventare un film d’autore. È una Parigi d’altri tempi, labirintica e onirica, quella che Tuena (qui alcuni suoi consigli di lettura sul nostro canale YouTube) immortala ne Il volo dell’occasione. È tale la discrepanza con il presente ipertecnologico che può sembrare, la capitale francese, immersa in un’atmosfera liberty e in un tempo sospeso, ma è la Parigi di fine Novecento, quella degli anni Novanta, in scena, oltre alle felice vena fantastica dell’autore, che negli anni successivi è stata soppiantata dall’interesse per gli avvenimenti storici (anche se non del tutto…). Eppure questo essenziale e inquietante Il volo dell’occasione non è inferiore ai suoi titolo più noti, Le variazioni Reinach (Nutrimenti) e Ultimo parallelo (Il Saggiatore). È una storia di fantasmi, una certa costante nella narrativa di Filippo Tuena, di un anonimo protagonista, che incontra Renant, un distinto cinquantenne contrabbassista in un negozio d’antiquariato: la sua ossessione amorosa per la giovinetta Blanche (a cui neanche il narratore è indifferente, anzi…),«bella come una torta nuziale», «una divinità scolpita in un candido marmo greco», il rapporto di entrambi con l’arrogante seduttore turco Altay, giovane e ricco, e un progettato omicidio su cui indaga l’ispettore Adophe sono gli ingredienti di un romanzo come non se ne fanno più.
Illusionismi e humor
Gli illusionismi narrativi (con il narratore che si guarda mentre racconta) e l’humour di Filippo Tuena e dei suoi personaggi spettrali colgono nel segno e reggono per l’intero libro, con un trascinante carico di suggestioni. Il meccanismo grottesco e felicemente ripetitivo («Sembra quasi di ripercorrere il tempo, replicare gl’istanti passati, tornare indietro, e correggere, potendolo, il passato») del romanzo, con una tragedia rivissuta innumerevoli volte, potrebbe concludersi e risolversi in una specie di melodramma, ma non sono queste le intenzioni di Tuena né gli esiti. È un’avvincente malinconica ragnatela di illusioni, quella che si compone, l’illusione di rivivere il passato quando il tempo è irripetibile, l’illusione di ciò che sembra e di ciò che è, di ciò che è conturbante e insensato a dispetto delle apparenze e delle consuetudini. Chi vuole farsi ipnotizzare e incalzare dalla letteratura è invitato a leggere Il volo dell’occasione.