“Gli innamorati di piazza Oberdan” di Christian Klinger è la storia struggente di due fidanzati a Trieste, durante la seconda guerra mondiale, e di un loro mancato appuntamento: lo studente universitario troverà i soldati tedeschi anziché la sua Laura, e sarà l’inizio della fine, troverà la morte nel lager nazista della Risiera di San Sabba
La Risiera di San Sabba a Trieste è stata a lungo un pezzo di storia italiana rimossa dai libri e dalle menti. Un vuoto collettivo che quasi nessuno riempiva o che qualcuno provava a colmare, ma senza la necessaria autorevolezza, o senza la capacità di arrivare a una platea vasta. Quasi dieci anni fa con il romanzo Non luogo a procedere (ne abbiamo scritto qui) Claudio Magris squarciava il velo sul lager nazista con forno crematorio che, unico in terra d’Italia, fu teatro di omicidi e nefandezze contro partigiani ed ebrei, migliaia di delitti in un’omertosa zona grigia lorda di sangue, un’amnesia collettiva che – complice la sparizione di molti documenti, ad opera degli inglesi – andò avanti dalla fine della guerra agli anni Settanta. E, anche dopo quella data, la “scoperta” fu affidata a pubblicazioni di scarsa risonanza, ovattata, nascosta, perfino dai superstiti o dai parenti delle vittime, non solo dai torturatori, dagli assassini e dai delatori. Per quasi tutti i responsabili delle atrocità commesse alla Risiera di San Sabba la sentenza fu di non luogo a procedere.
Le ultime lettere
La letteratura riporta adesso la Risiera di San Sabba sulla scena. Letteratura alimentata da altra letteratura. Il viennese Christian Klinger (nella foto di Paul Feuersänger), che a Trieste è di casa, si è imbattuto nella storia di questo tempio laico, leggendo un libro di Mauro Covacich, ovvero le sue passeggiate di carta in Trieste sottosopra. Da quelle pagine ha appreso la storia di Pino Robusti, delle ultime lettere scritte, dalla prigionia, ai genitori e alla fidanzata Laura Mulli. E ha dimostrato di avere le capacità e gli strumenti per raccontare quella storia struggente, ancora una volta. Il risultato è Gli innamorati di piazza Oberdan (302 pagine, 19 euro), edito da Bottega Errante, con la traduzione dal tedesco di Federico Scarpin. Christian Klinger ha consultato molte carte e raccolto poche testimonianze di chi conobbe, anche indirettamente, i protagonisti di un amore infine disperato e straziante, coda di una saga familiare che l’autore austriaco fa iniziare dal crepuscolo dell’impero asburgico, per concludersi a quello della seconda guerra mondiale.
Un mancato appuntamento
Piazza Oberdan, nel capoluogo giuliano – città di frontiera e di conflitti – è il luogo dove si ritrovavano Pino, studente di architettura, e Laura, ventenni e innamorati. E dove adesso è collocata una statua che li ricorda, abbracciati, il monumento al Cantico dei Cantici realizzato dallo scultore Marcello Mascherini. È il luogo di un mancato tragico appuntamento: il 19 marzo 1945 Pino fu intercettato dai soldati tedeschi, accusato di non prestare il servizio alla Todt, organizzazione per il lavoro caotto e, infine, condotto alla Risiera di San Sabba, dove sarebbe stato fucilato. Klinger sa cucire assieme una storia che ha pochi punti fermi: l’immaginazione dello scrittore è verosimile e con abilità incastra puzzle che hanno un fondamento storico e altri dal solido impianto narrativo. Un romanzo terribile e toccante, uno scrittore che non ha paura di maneggiare, sebbene con cautela, i sentimenti più vividi e atroci.
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