La scomparsa di Paul Auster, certe sue frasi disseminate nei suoi libri. E le certezze di chi li ha letti e continuerà a farlo
Alla fine avevi ragione tu, Paul Auster. Lo scrivevi in Trilogia di New York:
A conti fatti, la vita si risolve a una somma di incontri fortuiti, di coincidenze, di fatti casuali che non rivelano altro che la loro mancanza di scopo.
Tutto è caso, scopo non ce n’è. Anche se si soffre, tanto.
A sconvolgermi non era tanto il dolore, quanto la certezza che esso non sarebbe bastato a uccidermi.
Scrivevi così, ancora in Trilogia di New York. E, parafrasando, anche io posso dire che questo dolore, di saperti da tempo morente e adesso morto, eppure vivo con i tuoi magnifici ultimi libri, ancora più belli dei primi, questo dolore certamente non basterà a uccidermi. È andata così altre volte, quando se ne sono andati scrittori, amici, amori. Andrà così anche questa volta. Una delle cose che mi spinge a scrivere queste poche parole, queste poche frasi, l’ho letta in un altro tuo romanzo, 4 3 2 1:
Come sono felice quando penso a tutti i libri che ancora non ho letto, centinaia, migliaia di libri. Quante cose belle mi aspettano!
E allora il dolore non mi ucciderà ma ti leggerò per sempre.