Una Catania mafiosa e reietta in un piccolo capolavoro di Giovanni Coppola, “Bourbon in un giro di blues”. Vite criminali e relazioni tossiche si intrecciano ai tavoli di un pub…
Se si ascolta il blues, si ascolta il battito sincopato della vita. Con i suoi riff tachicardici e una voce struggente e malinconica a soffiargli dentro anima, sangue e corpo. Bourbon in un giro di blues (180 pagine, 14 euro) di Giovanni Coppola, edito da Algra editore, è la vita azzoppata di una Catania mafiosa e reietta, scrostata e annebbiata dall’alcool, in cui una pattuglia di persone – diverse, ma solo all’apparenza – mescolano le proprie esistenze, sedute in precario equilibrio davanti al bancone del Charlie Brown.
Urla silenziose in un cesto di vipere
Le storie di questi uomini sono un verminaio di fardelli, di lacerazioni e di amori spazzolati dal vento. Sono unghie incancrenite di solitudine, sono urla silenziose in un cesto di vipere, aggrovigliate fra loro e pronte a scivolare fuori. Il pub di Felix offre rifugio ad una miscellanea di situazioni in cui le relazioni sono tossiche, i ricordi si trasformano in nubi cariche di pioggia acida e il futuro lo si finisce per sorseggiare aggrappati ad un bicchiere di “Gatto Bastardo”. La maestria con cui Coppola intelaia il palcoscenico in cui protagonisti e lettori rimangono impigliati ha del meraviglioso.
L’alfabeto delle emozioni
La profonda e meticolosa artigianalità della sua scrittura trasforma questo libro, vibrante e selvaggio, in un piccolo capolavoro che dovrebbe abitare ogni libreria che si rispetti. Se è vero come è vero che la lettura consente di viaggiare e di esplorare tutto l’alfabeto delle emozioni, all’autore siciliano bisogna riconoscere il merito di aver tracciato le coordinate per raggiungere altri mondi, quelli interiori, quelli nei quali, una volta entrati, non se ne esce più.
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