Siciliano, cattolico, studente universitario che si paga gli studi prestando servizio in un grande centro d’accoglienza di Roma. È il protagonista de “I sopravviventi” di Girolamo Grammatico, che «fa in fretta a capire come in un simile impegno occorra sporcarsi le mani». L’autore ci racconta la genesi e i motivi dell’opera in questa videointervista
E un bel giorno Girolamo Grammatico, siciliano che vive e lavora a Roma, decise di usare la… fisarmonica. È nato così il suo bel romanzo, pubblicato da Einaudi nella giovane collana di successo Unici, I sopravviventi (184 pagine, 16 euro). Storia, trasfigurata letterariamente, della sua lunga esperienza come operatore in un grande centro d’accoglienza di Roma, al servizio degli ultimi, dei senza dimora. E cosa c’entra la fisarmonica? Il romanzo, come spiega lo stesso Girolamo Grammatico in questa videointervista, era nato come long form pubblicato da minimaetmoralia.it, e ancora prima alla corte di un corso di scrittura di Andrea Pomella. Lui stesso mi disse di scrivere il racconto a fisarmonica, con l’idea che potesse contenere altro, da dipanare al momento giusto. Per questo, allora, ho impiegato due mesi per scrivere appena tre pagine. Appena Einaudi mi ha contattato, mi son detto: apriamo la fisarmonica…».
Il protagonista è un giovane siciliano, cattolico, che che sbarca a Roma e per mantenersi agli studi lavora nel più grande centro di accoglienza per i senza dimora della capitale lui, ha un forte desiderio di farsi buon samaritano per il prossimo, ma la distanza tra ideali e realtà finisce per essere piuttosto dissonante. «Lui – sottolinea Girolamo Grammatico: è felice di essere pagato di avere uno stipendio per aiutare i poveri, ma finisce per capire che questo non basta, si accorge che bisogna sporcarsi le mani, bisogna toccare i corpi degli intoccabili, delle persone di strada. E toccare un corpo malato, moribondo, sporco è un’esperienza che nessuno ti ha raccontato perché certe esperienze vanno vissute, non vanno solo raccontate. Il protagonista è cattolico ma il romanzo è laico, cioè la fede non è l’obiettivo, ma lo strumento attraverso il quale il protagonista di questo romanzo decodifica la realtà…».
Più che a un’evoluzione del personaggio principale, s’assiste a un deterioramento, col passar del tempo. «Mi sembrava onesto – fa notare Grammatico – in un libro del genere raccontare un anti viaggio dell’eroe, non un viaggio dell’antieroe. È un viaggio in cui si parte subito con una risposta a una chiamata che ci rende felici. Poi, anziché entrare in un mondo straordinario che ci eleva, ci rendiamo conto che siamo stanchi, impotenti, affaticati…»
Qui la videointervista integrale, buona visione
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