Travagli, colpi di scena, amori perduti e solitudini sono gli ingredienti de “L’Albero del Ténéré” di Alessandro Andrei. La storia di uno zio e di un nipote, di un legame che sembra indissolubile, ma invece si spezza. Alla morte del primo, il secondo andrà sulle sue tracce in Marocco, un luogo per fare i conti col passato e dar voce a tanti silenzi…
L’ostacolo dell’opera seconda? Superato con disinvoltura, con la naturalezza di chi saltava staccionate in pubblicità d’antan. L’Albero del Ténéré (205 pagine, 16 euro), pubblicato dalla casa editrice campana Wojtek, nella Collana Orso Bruno, dice definitivamente che Alessandro Andrei, classe 1978, l’autore di Radio Ethiopia, edito tre anni fa da Les Flâneurs, è un nome da appuntarsi e custodire gelosamente, perché ha le doti per continuare a scrivere libri che lasciano il segno. Accade con questo nuovo romanzo, che ha trovato la via della pubblicazione dopo il successo al contest “Fabrika”, il concorso indetto dalla casa editrice Wojtek.
Il vero amico
Cosa lega Antoine Donizetti ed Ernesto Furlan, detto Hervé, ovvero un broker disinvolto nella sua ascesa professionale, alle prese con qualche allucinazione e con ansiolitici al seguito, e un latitante, ex membro di Prima Linea (organizzazione terroristica comunista, fondata da fuoriusciti di Lotta Continua)? Un rapporto molto più solido e durevole di quello che lega un nipote a uno zio, specie se il più giovane non ha avuto i genitori (Claudio e Maria, triestini trasferitisi in Francia) che sognava e, in giovanissima età nel quartiere parigino di Pigalle, era un piccolo criminale in azione. Lo zio è il suo vero amico, l’unica persona di cui si fida, eppure alla fine degli anni Ottanta, relitto della lotta armata, Hervé si volatilizzerà misteriosamente, lasciando un dolore inestinguibile nella mente e nel cuore del nipote Antoine.
Il vento dal deserto
Dimenticate gli spaccati storico-sociali, che Alessandro Andrei lascia abbondantemente sullo sfondo. A lui interessa altro, la vita sentimentale a pezzi di Antoine, il suo crollo nell’adolescenza, il “ritrovamento” dello zio, sebbene già morto, in Marocco, a Marrakech, con un’eredità che lo aspetta. Sul collo il fiato di accuse, scelte sbagliate e tracolli, Antoine intraprenderà un viaggio sulle tracce del misterioso Hervé, un modo per chiudere tanti conti, soprattutto con i propri fantasmi, per dar voce a silenzi lunghi vent’anni, in un luogo schiaffeggiato dal vento che arriva dal deserto, lo Sharqi. Lì un mondo si aprirà davanti agli occhi di Antoine, solo apparentemente immune alle emozioni. Qualcuno gli dirà addirittura che somiglia a Hervé «nell’abnegazione verso il prossimo»…
Il valore di ognuno
Alessandro Andrei firma un romanzo dalla colonna sonora discutibile – si scherza… ma Radiohead, Foo Fighters, Spandau Ballet non sono nel mio Olimpo personale… – ma con una lingua che spicca per rigore ed eleganza, e con flashback che alimentano il ritmo della narrazione. All’ombra del libro L’Albero del Ténéré troveranno ristoro i lettori lieti di imbattersi in travagli, colpi di scena, amori perduti e solitudini, lettori a caccia di vita e libertà. La frase più significativa? «Io credo che il valore di ognuno di noi è nel vuoto che lascia». Pensateci su.
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