Eletta due volte deputata, Natalia Ginzburg ha lasciato alcuni interventi alla Camera e scritti civili del periodo che, assieme a un pugno di interviste, sono raccolti in un affascinante libretto, “Una cosa finalmente lieta”. Parole e pensieri sempre al fianco dei più deboli e alla risoluzione dei problemi, molti dei quali attualissimi…
Amiamo Sally Rooney quanto ci stanno sulle scatole gli/le influencer che si immortalano con le foto dei suoi libri e – esemplari ancora più raccapriccianti – quelli che ci regalano selfie con libri di Natalia Ginzburg o post con le citazioni dell’autrice di Lessico familiare, solo perché la talentosa scrittrice irlandese l’ha indicata come un nome imprescindibile. Con tutto il rispetto per la già mitica Sally Rooney, ci eravamo accorti di Natalia Ginzburg piuttosto in anticipo. E ci piace segnalare un volume apparso di recente nelle librerie, che ne conferma la grandezza: è pubblicato dalle raffinate Edizioni di Storia e Letteratura, Una cosa finalmente lieta. Scritti civili e discorsi politici (139 pagine, 12 euro), proprio di Natalia Ginzburg, curato da Michela Monferrini.
Un modello di spessore umano
È un libro denso, una specie di breviario laico per i politici di ogni tempo e luogo; raccoglie gli interventi della deputata Natalia Levi Baldini (aveva rinunciato al cognome del primo marito, Ginzburg, quello con cui era universalmente nota nel mondo delle lettere e fra i lettori), eletta nel 1983 alla Camera, come indipendente nelle liste del Pci. Una prima esperienza che sarebbe stata ripetuta dopo le elezioni del 1987 e si sarebbe conclusa solo per la sua morte, nel 1991. Era stata Nilde Iotti a chiederle di impegnarsi. Un’esperienza che ribadì lo spessore umano e lo sguardo politico di uno dei nomi più in vista della letteratura italiana del secondo Novecento. In questo libro non sono raccolti solo i discorsi parlamentari della politica dilettante Natalia Ginzburg, ma anche alcune interviste di quel periodo e certi suoi articoli “civili” pubblicati dal quotidiano L’Unità.
La gente è infelice (anche oggi)
Lo stile cristallino dei suoi interventi risplende di luce propria e risalta tra i discorsi di navigati e paludati volti della Prima Repubblica. Sempre presente in Aula (alcuni parlamentari di oggi si fanno notare per essere sempre presenti fuori…), l’onorevole Natalia Levi Baldini colpisce nei suoi interventi per una coerenza di fondo (sempre dalla parte dei più deboli, di chi sta ai margini) una straordinaria proiezione al futuro, per la strettissima attualità. Ad esempio quando pronuncia queste parole:
È l’età del benessere questa? Ma dov’è il benessere? La gente è infelice […] perché, anche quando ha la televisione e l’automobile, sente circolare nell’aria una sensazione costante di instabilità e di precarietà. la gente è infelice perché alle donne toccano fatiche immense, dovendo essere congiungere i lavori di casa con il lavoro fuori, fare entrare tutto nelle loro povere giornate, e non avendo in verità aiuti sufficienti, asili nido sufficienti e sicuri dove mettere i bambini piccoli, provvidenze sicure sulle malattie. La gente è infelice perché sa e non dimentica che gli ospedali sono sovraffollati, vecchi e pieni di topi. La gente è infelice, perché sa e non dimentica che le carceri sono sovraffollate, maldifese […] La gente è infelice, infine, perché teme la guerra nucleare e le immagini di guerra appaiono ogni giorno ovunque nei titoli dei giornali, sui teleschermi, nelle sale cinematografiche e se ne discorre ovunque incessantemente.
Come oggi, mancano solo tablet e smartphone, per il resto è tutto lo stesso…
La lezione pacifista (e non solo)
Nitida, concisa, sia quando si schiera in generale contro la guerra e in particolare contro alcune operazioni militari, sia quando chiede che il prezzo del pane durante l’anno resti invariato o prende posizione nel dibattito sulla violenza sessuale (), o ancora prenda le difese del proletariato urbano o dell’ambiente. Natalia Ginzburg nel bel mezzo degli anni Ottanta potrebbe apparire un extraterrestre fra politici interessati ad altro. «Di politica non capisco niente», si lasciava scappare. «Mi sento inadeguata», confessava a Enrico Berlinguer. Ma sbagliava…
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