Elsa Morante e la dannazione del primato e della solitudine

“Elsa” è il magistrale romanzo di Angela Bubba che ha come protagonista Elsa Morante. Tra stralci della scrittrice e una ricostruzione della sua “voce” si realizza un piccolo miracolo, illuminare la doppia anima dell’autrice de “La Storia”: l’innocenza e l’impertinenza di un ragazzino da una parte, i fantasmi e la disperazione dall’altra.

«Sono la prima in molte cose».
«Cosa significa per te essere la prima?»
«Significa essere sola».

Parlano una bimba e la sua madrina, Maria Guerrieri, e in poche battute riescono a evocare il senso di una vita intera, prefigurano quel che accadrà. È magistrale quello che riesce a fare la calabrese Angela Bubba, classe 1989, studiosa e scrittrice di valore assoluto, inventando un romanzo verissimo e scrivendo di una vita eminentemente romanzesca. Il soggetto protagonista di Elsa (437 pagine, 16,80 euro), in cui ogni capitolo è introdotto da una sorta di preludio narrato in prima persona, non è «una bambina come le altre. È una creatura incantevole, e per questo infelice», «forte e misteriosa», e con un grande amore infelice, la madre Irma. Bubba attinge anche alle opere e alle lettere di Elsa Morante, e poi in qualche modo, ricrea costrutti sintattici e lessicali che ricordano la voce della scrittrice – che ne scandagliano l’inconscio – la miracolosa protagonista del suo romanzo pubblicato dalla casa editrice Ponte alle Grazie.

La compassione per i personaggi

La precocità, l’indigenza, l’eccezionalità dell’indole tempestosa e insicura, l’immersione nella società letteraria e il successivo ritrarsi da essa, il dolore perenne per un figlio mai nato («continuerò a vivere, come se fossi viva»), gli amori sbagliati, l’infelicità implacabile, la fantasia, il matrimonio con Moravia (lei straripante, lui ascetico, con un «senso arcaico della cortesia»), la durezza, il candore, la risolutezza, il lento incessante spegnersi, non prima di aver consegnato al mondo l’ultimo capolavoro, Aracoeli (ne abbiamo scritto qui). Per le tante Elsa Morante delle innumerevoli stagioni della vita, Angela Bubba con passione individua e le attribuisce le parole giuste – eccellendo nei dialoghi, con interlocutori reali e fantastici, Medea il migliore – escogita trovate narrative (certi dialoghi struggenti con il figlio non avuto, Arturo, come l’amatissimo Rimbaud), sottolinea i sentimenti che Elsa Morante nutre per i suoi stessi personaggi («Sono i miei migliori avversari», scandisce lei dialogando con Moravia, a cui fa anche notare: «Io conosco una cosa che si chiama compassione. E la compassione si concede a tutti, agli uomini come alle loro ombre, la merita la vita almeno quanto l’arte»).

Corpo e anima, vinta una sfida enorme

Elsa di Angela Bubba ha il merito di illuminare la doppia anima che coabitava nel cuore di Elsa Morante, l’innocenza, le fantasticherie e l’impertinenza di un ragazzino e i sentimenti cupi che la trascinarono alla morte, il carattere selvatico e fanciullesco, i fantasmi e la disperazione. Lo fa in modo poetico e sobrio, vivido e rispettoso, con ambizione e amore. Sfida enorme, ma vinta. Angela Bubba racconta la rabbia, la dolcezza, la carne viva di Elsa Morante («il senso dell’arte non è altro che il senso del dolore»), svela il suo mistero, dà fiato ai suoi demoni, fa di tutto per comprendere i suoi enigmi. La scrittrice prende corpo e anima, Angela Bubba sembra restituirle una nuova vita, senza scansarle i dolori, su tutti, la maternità negata che si trasforma nell’amore per uomini più giovani e in certi personaggi dei suoi libri. Una lettura inesorabile, che può disorientare, intrappolare, ma contemporaneamente rendere felici.

Seguici su FacebookTwitterInstagramTelegramWhatsAppThreads e YouTube. Grazie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *