Quasi due secoli dopo la prima pubblicazione in patria, è stato tradotto in italiano “Di chi è la colpa?” di Aleksandr Herzen, coevo di Tolstoj e Dostoevskij, che lo stimavano ed elogiavano. Si tratta dell’unico romanzo di Herzen, che si dedicò poi alla politica e alla filosofia. Comico e tragico, è un libro quasi perfetto, capace di attaccare l’epoca zarista, aggirando la censura, e di allestire, con modernissima sensibilità, storie sentimentali che non sono semplicemente storie sentimentali…
Un vuoto colmato, una traduzione doverosa, una scoperta che farà la gioia dei lettori che amano l’Ottocento russo e non solo. A un secolo e tre quarti dalla pubblicazione in Russia, l’Italia riscopre la penna di Aleksandr Herzen, o almeno la sua dimensione romanzesca, che non passa inosservata e regge il confronto con romanzieri celebrati. Nell’estate del 2022 un’articolessa prolissa ma non noiosa di Alessandro Piperno aveva fatto riaffiorare Aleksandr Herzen dalle nubi dell’oblio. Scrisse, Piperno, a proposito dell’autobiografia di Herzen, Il passato e i pensieri (mastodontico volume via via fuori dai cataloghi Feltrinelli, Mondadori ed Einaudi) di una «lettura ipnotica» e non esitò ad accostare questo scrittore e filosofo russo a Tolstoj e Puskin. Il primo e Dostoevskij, suoi coevi, non esitarono ad esaltarlo in pubblico e in privato, e in effetti la fama di Herzen è decisamente più vasta in Russia che altrove, e nel mondo è considerato più per l’attività politica (fu antizarista, paladino della libertà, difensore dei contadini, amico di Mazzini e Garibaldi), filosofica, pubblicistica, quando non poetica, più che per le notevoli doti narrative, il cui apice è nel suo unico romanzo, episodio isolato, per carità, ma di impatto importante su quanti lo scopriranno e lo leggeranno.
Contro la Russia patriarcale
Proprio questo volume – con alcuni non meno significativi racconti in appendice, La gazza ladra e Il dottor Krupov – adesso appare nel catalogo degli Oscar Mondadori, con cura e traduzione di Mirco Gallenzi, che firma anche una densissima ed esaustiva prefazione. Di chi è la colpa? (LXXXVIII+375 pagine, 15 euro), curiosamente, ha un titolo molto simile al più recente romanzo (ne abbiamo scritto qui) di Alessandro Piperno, che nel titolo ha in meno il punto interrogativo, e di recente è finito anch’esso negli Oscar. Ma cosa ha di speciale questo classico russo? Sa essere comico e tragico e, con sottintesi sottili e sotterfugi di gran classe, scansa la censura e leva evidentemente una voce contro la patriarcale Russia del suo tempo, quella soggiogata dal dominio degli zar, in particolare Nicola I.
Lui, lei e l’altro
La domanda del titolo avrà tante o nessuna risposta, alla fine della lettura. Herzen colpisce per struttura (biografie elegantemente cucite assieme, lettere, stralci di diario), scrittura (citazioni, parole straniere, detti, termini scientifici), analisi sociologica e filosofica di un tempo e di un luogo. Risulta sbalorditivo nel presente, alle nostre latitudini, e avrà colpito nel segno in patria, al momento dell’uscita, non sfigurando dinanzi ad altri capolavori scritti da connazionali di Aleksandr Herzen. Il primissimo interogativo potrebbe essere: che vette avrebbe potuto raggiungere questo autore russo la cui parabola di vita lo portò fuori dalla Russia, impegnato politicamente e non più letterariamente. Domanda senza risposta. Meglio godersi quel che rimane. Le pennellate, anche satiriche, di Herzen, dipingono un’asfittica provincia russa, un matrimonio felice – quello del povero e timido precettore Kruciferskij e di Ljubon’ka, figlia illegittima di un ricco proprietario terriero, «Aleksej Abramovic Negro, generale di brigata a riposo con tanto di decorazioni, omone alto, corpulento, che non si era ammalato mai una volta da quando gli erano spuntati i denti…» – favorito da più di un qui pro quo tra l’ingenuo romantico Kruciferskij e la suocera, e culminato nella nascita di un figlio, e l’irruzione di Vladimir Bel’tov, nobile, ricco, colto, audace (sebbene con più di un fallimento alle spalle): questi si innamora di Ljubon’ka, ricambiato.
Considerava la felicità familiare un’invenzione o appannaggio di gente volgare e meschina. I Kruciferskij non erano così. […] La donna che aveva incontrato in quell’angolo sperduto era così semplice, così ingenuamente spontanea e così piena di forza e di intelligenza che a Bel’tov era ben presto passata la voglia di insidiarla. Era difficile affondare l’attacco contro di lei, perché non si difendeva affatto, non si metteva en garde. Un tipo di relazione diversa, più umana, li aveva rapidamente avvicinata l’uno all’altra.
Un triangolo amoroso che è il pretesto che Aleksandr Herzen per scandagliare non semplicemente i sentimenti, ma la società russa del tempo, l’eventuale corrispondenza fra educazione ricevuta e l’indole sfoggiata.