Torna in libreria Sara Mesa, già autrice di “Un amore” (ne abbiamo scritto qui). Il nuovo romanzo è “La famiglia”, tra le cui pagine spira un vento di rivalsa e ribellione in un nucleo familiare dalle regole rigide. Genitori e figli, dinanzi alla mancanza di spazi per creare e sognare, rischiano di soccombere…
Il senso di formare una famiglia è fare dei figli? Per il Padre della famiglia raccontata da Sara Mesa è esattamente questo lo scopo del progetto: apportare al mondo altri esseri umani. Perché sono proprio i legami di sangue a fare più famiglia.
Le convinzioni di Damiàn sono per certo un costrutto sociale e religioso anche molto condiviso. Per alcuni quasi un dogma che rappresenta la natura. Ma ogni cosa acquista un differente valore a seconda della prospettiva da cui la si analizza.
Cos’è la famiglia?
La famiglia è un’invenzione sociale e non puramente un fenomeno naturale (Lévi-Strauss, 1969). È fondamentalmente un prodotto culturale e come tale in continua trasformazione ed evoluzione. Ne consegue che le sue caratteristiche strutturali e i modelli relazionali al suo interno cambiano nel tempo e nello spazio. Variano con il mutare dei contesti sociali, in quanto il rapporto tra società e famiglia è assolutamente diretto e imprescindibile. L’una è il prodotto dell’altra e viceversa (De Luise, 2010).
La dimensione privata e privatistica della famiglia si intreccia indissolubilmente con quella pubblica e pubblicistica, a riprova del fatto che famiglia e società sono l’una il prodotto dell’altra e rispecchiano i modelli culturali predominanti in un determinato periodo storico (Luzi, 2015). La famiglia di oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa, perché le circostanze sono diverse (Durkheim, 1888).
La Costituzione italiana considera la famiglia come un fatto naturale, istituzionalizzato attraverso il matrimonio. È certamente un modo di considerare il modello famigliare, che è molto distante da quello attuale. La famiglia, infatti, non viene più considerata un’istituzione ma un’unione di affetti (Fruggeri, 2005).
Contro patriarcato e ipocrisia
Il libro di Mesa (qui è possibile leggere il primo capitolo) indaga la famiglia nel suo aspetto privato e privatistico. L’intera narrazione si concentra sul rapporto tra i famigliari e su ognuno di loro preso singolarmente. L’autrice si sofferma su ogni dettaglio, ogni seppur minima sfumatura che possa consentire al lettore di ben percepire il dramma di ognuno e la complessità della famiglia intera. Anche se non viene indagata nel libro di Mesa, la stretta correlazione con la società è implicita. L’autrice è di origini spagnole. In Spagna, rispetto anche all’Italia, i progressi fatti, sul piano legislativo, a vantaggio di una parità di fatto per le diverse tipologie di famiglie sono notevoli eppure non si può non domandarsi se, in concreto, questo progresso sia davvero presente a livello sociale e culturale. Leggendo tra le righe del romanzo di Sara Mesa la risposta è no. Il libro infatti sembra sottendere una volontà di denuncia, un anelito di ribellione, uno spirito di rivalsa. Contro il patriarcato. Contro l’autoritarismo. Contro le costrizioni. Contro l’ipocrisia.
Sara Mesa ha scelto un’impostazione corale per il suo romanzo La famiglia (224 pagine, 17,50 euro), tradotto da Elisa Tramontin per La Nuova Frontiera, un modo per raccontare gli stessi accadimenti sfruttando differenti punti di vista. Ed è proprio seguendo le molteplici angolature che il lettore riesce a percepire quel forte desiderio di libertà e critica ai pilastri che hanno sostenuto e sostengono l’istituzione famigliare: autoritarismo e obbedienza, vergogna e silenzio.
Già. Si parte proprio dal silenzio. Il romanzo si apre al lettore con l’affermazione del padre circa la trasparenza della sua famiglia nella quale, a suo dire, non ci sono segreti. In realtà i segreti ci sono. A mancare è la comunicazione. A regnare è il silenzio.
Comunicazione incongruente
Una famiglia che pratica una dinamica di comunicazione prevalentemente incongruente induce i suoi membri a interiorizzare e a far propria questa modalità di agire, al punto che anche il viaggio dei singoli componenti alla ricerca del sé viene progressivamente falsato fino a condurre spesso a un processo di alienazione da se stessi (Ullrich, 2019).
Una comunicazione incongruente, quella della famiglia raccontata dall’autrice, frutto anche dei timori per l’autoritarismo del capofamiglia e della volontà, perlopiù inconscia, di ottenere la sua approvazione continua.
Il Padre, per esser certo che Il Progetto funzioni, ha stabilito regole rigide. In teoria ciò non sarebbe neanche sbagliato ma bisogna chiedere qual è il confine che separa l’ordine dalla psicosi e, soprattutto, qual è il livello di sopportazione per ogni singolo componente il nucleo famigliare. Sara Mesa indaga a fondo questo aspetto, raccontando in dettaglio le conseguenze subite da ognuno dei componenti la famiglia. I figli ne risentono molto ma anche il padre e la madre finiscono con il subire le regole, sotto il cui peso l’intera famiglia rischia di soccombere soffocata anche dal claustrofobico spazio della loro abitazione.
Non è lo spazio fisico in quanto tale a mancare ma lo spazio per vivere, creare, sognare, liberarsi da obblighi e timori e lasciarsi andare alla vita.
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