Come l’arcaica e magica Procida rapì il cuore di Elsa Morante

Il complesso ma felice rapporto di Elsa Morante con Procida in un volume di Gea Finelli, “Nel mare di Elsa”. Giardino battuto dai venti, regno di cieli stellati, ospedale dell’anima è l’isola  in cui nasce, cresce, soffre, ama Arturo, uno dei “figli di carta” della scrittrice. Lì contempla la natura, mostra la propria umanità e stabilisce rapporti cordiali, distante dalla sua immagine di donna burbera e intransigente

Nel benedetto revival scatenato dalla serie televisiva tratta da La storia e diretta da Francesca Archibugi, bisogna anche provare a ricostruire una mappa di utili consigli non solo fra quanto ha scritto quella maga di pensieri, parole e storie, che risponde al nome di Elsa Morante, ma sul fiorire di volumi che fissano luci e attenzioni su di lei, creatura semplice e inaccessibile, misteriosa e caotica, ancor più nella vita che nell’arte. C’è, ad esempio, un libro scritto dalla giornalista napoletana Gea Finelli, che probabilmente non esce a caso per la casa editrice Nutrimenti: è Nel mare di Elsa (174 pagine, 16 euro) ed è dedicato al complesso rapporto di Elsa Morante con Procida, l’isola vera e romanzata in cui nasce, cresce, soffre, ama Arturo, uno dei più amati “figli di carta” della scrittrice. Non è un caso perché l’editore Nutrimenti da una decina d’anni controlla l’unica libreria dell’isola. Tutto torna, è il caso di dire…

Gatti e favole

Ben documentata e con una scrittura di grande empatia, Gea Finelli evoca Procida attraversa diverse stagioni della vita di Elsa Morante, a partire dagli anni Quaranta e fino alla metà dei Settanta del secolo scorso. Rifugio e grembo fu l’isola di Procida per la scrittrice romana, spesso burbera e rigida nel resto del mondo, ma incantata e ben disposta per via delle atmosfere magiche e arcaiche che le regalava quell’angolo di terra nel golfo di Napoli. Nei tanti soggiorni isolani, in quel piccolo universo di meno di quattro chilometri quadrati, Elsa Morante riuscì a trasmettere amicizia e grande umanità, come emerge da alcune delle testimonianze raccolte da Gea Finelli: «l’intransigenza e la scontrosità di Elsa erano solo la faccia pubblica di una natura che aveva invece un lato privato straordinariamente umano, capace di leggere dentro le persone, anche le più diverse tra loro. Le sapeva scrutare e accogliere…».

La natura, i gatti, gli sconosciuti che le offrivano un bicchiere di vino e i piccoli a cui raccontava favole, fecero il resto, contribuirono a creare un legame indissolubile della scrittrice con quella terra, proscenio di uno dei suoi capolavori, L’isola di Arturo. Il saggio Nel mare di Elsa rintraccia luoghi descritti realisticamente o trasfigurati fantasticamente di più di un episodio del romanzo: una chicca, ma non necessariamente per specialisti e cultori della… materia.

Gli amori difficili e il rifugio

Per Elsa Morante Procida è un ospedale dell’anima, vi trova rifugio quando il suo matrimonio con Alberto Moravia – infedele nella vita e competitor, poi surclassato, nella letteratura – va alla deriva, quando il suo amore non è ricambiato dal regista Luchino Visconti (non è difficile immaginare come Wilhelm Gerace, il padre di Arturo, sia in qualche modo una proiezione di Visconti), ogni qual volta il male prende il sopravvento sul bene. Giardino battuto dai venti, regno di cieli stellati, Procida rapisce il cuore di Elsa Morante. Il suo furore e il suo disincanto solo lì trovano pace. i suoi tormenti sono temperati dai tramonti a mare. Le strade solitarie e le spiagge poco frequentate sono luoghi perfetti per quel vivere di Elsa Morante che spesso si risolve in lunghi momenti di contemplazione della natura. Nel mare di Elsa di Gea Finelli è un libro che spiega origini e alchimia di uno dei romanzi che ha fatto la storia della letteratura italiana e non. Una storia che mai nessuno era stata in grado di fare emergere. Qualcosa che mancava e riempie un voto, una lettura che vale la pena affrontare.

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