Leggere, scrivere e vivere: le miniature in prosa di Bobin

Traduzione postuma per l’ennesimo volume di Christian Bobin, “Questo azzurro. L’uomo-gioia”. Brevi brani di vite altrui, riflessioni sull’infinito e sulle piccole cose, il ricordo del perduto amore della vita, scritti con sguardo luminoso e prosa leggera e fragile. Per ricordarci quel che conta davvero…

Il dialogo non è ancora interrotto. I lettori italiani potranno ancora correre in libreria e scoprire nuove parole, frasi, opere di Christian Bobin (morto nel novembre 2022), incantarsi nelle sue riflessioni e farsi abbagliare dalla sua luce. Merito di alcune immarcescibili sigle indipendenti, come le edizioni Sanpino, che stanno recuperando i titoli di successo, specie in Francia, di Bobin, e a cui si devono le traduzioni, sempre a cura di Emanuele Borsotti, di Un cigolio d’altalena (qui l’articolo) e La vita scrive a matita (qui l’articolo).

Vite ritratte

È stata invece affidata ad Andrea Franzoni la traduzione di Questo azzurro. L’uomo-gioia (154 pagine, 13,50 euro), il più recente titolo italiano di Bobin, pubblicato da Sanpino. Una raccolta di brani, di miniature in prosa, che galleggiano tra l’infinito e le piccole cose, in cui sfiora, ritraendole, le vite di artisti, pensatori, musicisti, e anche del suo stesso padre nei giorni dell’Alzheimer

Il mondo è invaso da santi – o meglio: da martiri. Non faccio distinzione, infatti, tra i due. Si moltiplicano ogni giorno di più. Li chiamano «malati di Alzheimer». Moltiplicandosi ci fanno dono di una vita ridotta all’osso, logorante, estenuante, libera da tutte le prescrizioni della vita odierna: comprare, invidiare, trionfare. […] Spesso chiedono dove devono andare. Lo chiedono a noi che siamo persi in un mondo mal illuminato da tristi divertimenti.

A nudo

Nel cuore di questo volumetto prezioso ci sono quattordici pagine, stampate su carta azzurra (colore che ricorre nella produzione di Bobin, si pensi solo a Un azzurro che non mente più, qui l’articolo). Un libro nel libro, inviato alla «più che viva» nel 1980, spiega lo stesso autore, ricollegandosi al suo più lancinante e struggente testo, dedicato all’amica di una vita, al suo amore impossibile, Più viva che mai, pubblicato in patria, da Gallimard, nel 1996, e in Italia solo nel 2010.

Capiresti allora che in ognuna di queste parole, su ognuna di queste pagine non si parla d’altro che di te, di questa prodigiosa congiunzione fra te e l’amore che provo per te.

È solo uno dei ricordi, probabilmente il più intimo, che si mescola a riflessioni e a poesia pura, al solito incedere della scrittura di Bobin, implacabile nella sua fragilità e nella sua leggerezza. Tra momenti banali, di stupore nella quotidianità, di ripensamento e di consapevolezza degli errori, Bobin si mette a nudo nei confronti di quel che pensa della fede (la vita del Cristo, ad esempio, è «il passaggio sulla terra del più grande di tutti i poeti»), dell’arte e della natura. Ma più di ogni altra cosa sottolinea la triade che lo fa respirare: leggere, scrivere, vivere. In questi tre modi di stare al mondo si annidano bellezza e amore, come pure le malattie, la morte e ogni altro dolore insondabile. Ciò che distingue Bobin dal resto del mondo è lo sguardo luminoso con cui scansa doveri e convenzioni, con cui non ha mai smesso di mettere a fuoco il mondo e individuare la grazia che molti di noi non vedono più.

Quel che gli mancherà

Chissà dove si trova Christian Bobin… Una delle poche cose certe, che schizza fuori da queste sue pagine azzurre come il cielo, è il suo stato d’animo.

Quel che mi mancherà nell’eternità,
saranno i libri e le lettere.
Tutto il resto
non saranno che delizie
sin d’ora percettibili.

 

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