Autore magnifico e versatile, Pierpaolo Vettori, tornato in libreria con “L’imperatore delle nuvole”, in cui immagina la costruzione di un muro in Africa per impedire l’arrivo dei migranti in Europa. “Vi racconto i muri, non solo quelli reali – racconta in questa videointervista – attraverso questo mio romanzo che sembra funzionare come uno specchio…”
L’imperatore delle nuvole (224 pagine, 18 euro), pubblicato dalla casa editrice Neri Pozza, è la conferma della versatilità di Pierpaolo Vettori, reduce da un precedente libro totalmente diverso per tema e stile di scrittura, Un uomo sottile (ne abbiamo scritto qui), dedicato a Daniele Del Giudice, e così via andando a ritroso, in una carriera ormai solida, iniziata più di dieci anni fa, con la rivelazione al premio Calvino.
«Utilizzare – osserva Pierpaolo Vettori – percorsi che a volte appartengono ai generi letterari, per esempio la lente horror utilizzata ne Le sorelle Soffici, o in quest’ultimo caso la distopia, mi aiuta ad entrare molto di più nel merito della questione che mi sta a cuore, che non il realismo puro. Prima di scrivere L’imperatore della nuvole avevo in mente l’idea di un muro eretto in Africa per impedire l’arrivo dei migranti in Europa, e l’idea di fare raccontare la vicenda a una delle guardie del muro. Il risultato ha stupito per prima me stesso, mi sembra sia un libro che funzioni un po’ come uno specchio, qualsiasi sia la vostra opinione sui miri, sulle migrazioni, sulle differenze fra gli esseri umani, leggendo questo libro vi viene rimandata la vostra stessa immagine, a seconda di cosa pensa la singola persona, ne trae un’interpretazione completamente diversa…».
Nel romanzo di Pierpaolo Vettori gioca un ruolo molto importante una droga chiamata Moby Dick, che consente a chi la assume di rivivere momenti del passato, la possibilità di cambiare episodi decisivi e moneti fatali della propria vita. «Sì, è la droga che può sia metaforicamente che realmente far crollare il muro reale che c’è nel libro e i muri psicologici. Noi siamo totalmente dominati dal passato, specie quando gli anni passano… Se la potessimo avere, vorremmo averla tutti. Consente qualcosa che nel mondo d’oggi non c’è, la creazione di una nuova utopia, di un altro modo di vedere il mondo. Siamo bloccati in un mondo monocorde. La maggior parte di noi pensa che ormai il mondo sia questo, liberal democratico, con i suoi pregi e i suoi difetti… Vedo gente che si lamenta molto, triste, fatalista, proprio perché manca un’altra visione del mondo. Dovremo davvero inventarla al più presto».
Qui la videointervista integrale, buona visione
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