Non fiction e saggio autobiografico è “La vita a piedi nudi” di Alan Pauls. Un omaggio alle spiagge, che hanno forgiato la sua indole fin dalla più tenera età, all’insegna della libertà e della curiosità, in barba all’opinione comune che sia un luogo volgare o erotico…
È uno dei maggiori romanzieri viventi – Il passato e La metà fantasma danno la misura del suo talento, ma non sono i soli – ma stavolta si cimenta con una specie di saggio molto personale, in cui connette foto dell’infanzia e ragionamenti su luoghi iconici della propria vita, le spiagge. Alan Pauls, argentino, classe 1959, snocciola opinioni e riflessioni e in soccorso gli vengono giganti, da Camus a Proust, da Highsmith a Cortazar, per non parlare di tanti uomini di cinema, tutti sapientemente citati e cuciti in un volume pubblicato quasi vent’anni fa e tradotto, solo in tempi recenti, da Maria Nicola per le edizioni Sur, La vita a piedi nudi (109 pagine, 15 euro).
Altro che volgarità
La volgarità sterile a cui è associata la spiaggia («spazio eminentemente adolescente») è una delle cose che in assoluto non garba ad Alan Pauls, il discredito intellettuale che cade addosso a chi frequenta le spiagge, il fatto che non ci sia «nulla di più dissonante, nell’immaginazione popolare, dell’idea di un intellettuale in costume da bagno, seduto su una poltrona di vimini con i piedi affondati nella sabbia, in strenua lotta con il sole per riprendere la lettura del libro cominciato…». Nulla di più lontano dai convincimenti dello scrittore sudamericano: il mare e i soggiorni in località balneari hanno plasmato e forgiato la sua indole, a partire dagli anni Sessante e Settanta; in certe estati eterne sogni e sogni a occhi aperti, al mare, hanno contato più di qualsiasi altra cosa, compresi i «miti erotici» a cui Alan Pauls non ha mai creduto. E, allorquando la spiaggia è off-limits perché può capitare di ammalarsi – è il gran finale di questa non-fiction – c’è un altro “malanno”, un virus sotto i cui colpi si cade, quello della lettura e della letteratura che catturano per ore e la voce narrante di questo saggio autobiografico.
Forse non ci sono giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto così pienamente come quelli che abbiamo creduto di non vivere, i giorni passati con il libro per il quale più tardi, una volta che lo avremo dimenticato, saremmo disposti a sacrificare tutto.
Divagare con ragione e sentimento
Questo sguardo inedito di Alan Pauls, lontano da certe immense architetture romanzesche, seduce ugualmente. E quando divaga, perché con un testo del genere non si può non divagare, lo fa in modo impeccabile, con ragione e sentimento, con un periodare che non s’arresta spesso, “muri” di frasi come i “muri” e gli strati di suoni di certa musica anni Novanta. Sono poche ma intense pagine, quelle de La vita a piedi nudi, che esaltano il senso di curiosità e libertà totale che è possibile vivere nei pressi del mare, solo calpestando la sabbia.
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