Due novelle, tradotte e curate da Stenio Solinas, hanno come protagonista Jacques Cazotte, scrittore del diciottesimo secolo, giustiziato durante la Rivoluzione francese. Per Jean-François de La Harpe e Paul Morand è un simbolo…
Le Diable amoureux – che Borges volle nella sua Biblioteca di Babele per l’editore Franco Maria Ricci – è l’opera più celebre di Jacques Cazotte, prolifico scrittore del Settecento francese che, monarchico (così fedele al re da provare a liberare Luigi XVI) e religioso nel Secolo dei Lumi, fu arrestato due volte, condannato a morte, e ghigliottinato durante la Rivoluzione francese. Precursore del genere fantastico, esoterista, Jacques Cazotte è il protagonista di uno dei soliti raffinati volumi delle edizioni Settecolori, che si compone di due racconti che hanno Jacques Cazotte come protagonista: il primo scritto da un suo coevo, Jean-François de La Harpe, La profezia di Cazotte, il secondo da Paul Morand, L’ultimo pasto di Cazotte. Un volume (71 pagine, 12 euro) tradotto e curato da Stenio Solinas, che di Settecolori è il direttore editoriale.
Presentimento
Di un presentimento narra de la Harpe, della precognizione che Jacques Cazotte ebbe ed espresse nel corso di una riunione – vera o fittizia, provata storicamente o leggendaria, nessuno può dirlo con certezza – dell’Académie française: in mezzo a commensali imbevuti degli ideali dell’Illuminismo, quello che ha l’aspetto di un eccentrico anziano parla di patiboli e boia, prefigura gli eccessi e i disastri del Terrore ben prima che avvengano, profetizza morti violente, per se stesso e per gli altri («è in nome della filosofia, dell’umanità, della libertà; è sotto il regno della ragione che vi succederà di finire così, e questo sarà proprio il regno della ragione, perché allora ella avrà dei templi, e persino ci saranno in quel tempo, in tutta la Francia, solo templi della ragione»), per uomini e per donne («Il vostro sesso, cara signora, questa volta non vi proteggerà e per quanto cercherete di non immischiarvi, sarete trattata proprio come gli uomini, senza nessuna differenza»).
Immedesimazione
La novella inedita di Paul Morand, con un epilogo irresistibile, è altrettanto interessante. Paul Morand era, fra le due guerre mondiali, un diplomatico e scrittore di fama e successo, prima di sbagliare tutto, considerando legittimo il regime di Vichy, collaborazionista, al fianco della Germania nazista, e illegittimo quello che de Gaulle vuole installare nella capitale inglese. Nel suo racconto Morand immagina Jacques Cazotte, quasi alla fine dei suoi giorni, che accoglie il giovane scrittore inglese Matthew G. Lewis, che lo considera un maestro ed è desideroso di fargli leggere qualche pagina de Il monaco, fra i più esemplari libri del genere gotico. Interrogato da Lewis, Cazotte conferma l’episodio… profetico: «Mi accontentai di annunciare che la fine era imminente […] Naturalmente, come ogni uomo in anticipo sul proprio tempo, fui tacciato di reazionario». Probabilmente c’è un senso di immedesimazione in Paul Morand che, come Cazotte, in un momento piuttosto critico si sente un corpo estraneo alla storia. Ma questa è tutt’altra faccenda…
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