“Pesci Piccoli” di Alessandro Robecchi è la decima godibile avventura della divertente raffinata epopea monterossiana. Nel titolo il filo conduttore tragicomico di tutte le vicende: stando dietro agli sfigati si perdono di vista i pesci grossi, i veri grandi ricchi potenti ammanicati criminali
Milano. Maggio e giugno 2023. Un furto, un miracolo, una manciata di piccoli casi polizieschi, vite parallele con possibili incroci. La quasi 42enne donna delle pulizie Teresa Comelli, sciatti capelli castani e luminosi occhi marrone chiaro, mentre sta pulendo gli uffici della IGO al terzo piano, per le scale inciampa in un sacchetto e si porta a casa sessantacinquemila euro, una decina di fogli in inglese su una diga in Ghana e una chiavetta usb nera. Riceve una paga da fame e sempre in ritardo, l’ex marito non le paga mai l’assegno, dovrebbe cambiare la misera stanza, non sa che fare. Il bell’ex prete 40enne, cui ancora ci si riferisce come don Vincenzo (Delli Frati), e la ritoccata bell’assistente ex pornostar (anni Novanta) Anna Taranti accolgono sempre più visitatori e donazioni intorno al portico di una villetta a Zelo Surrigone, a causa della corona di spine di un loro crocefisso che talora s’illumina, senza apparenti spiegazione e motivo, e di alcuni malati che sembrano guarire quando vanno ad assistere o a trovarli.
Vivere le vite degli altri
Il caro mitico ironico Carlo Monterossi ha sempre bisogno di veder vivere le vite degli altri ed è chiamato in causa sia dai soci Oscar e Agatina alla Sistemi Integrati (agenzia investigativa non ufficiale), incaricati dall’ingegner Benaldi per capire qualcosa del furto alla Italiana Grandi Opere fondata nel 1923 con sede principale nella capitale (e conoscerà Teresa, dandole pure sostegno e consigli), sia dalla amatissima furba conduttrice televisiva (del suo originario programma) Flora De Pisis, per un sopralluogo in vista di una puntata clamorosa, possibilmente con un miracolo in diretta. Il sovrintendente Ghezzi e l’ispettore Carella hanno ben altro a cui pensare, devono smaltire denunce arretrate minori, almeno dodici, correre dietro a dei poveracci che campano di espedienti e frequentemente compiono piccoli crimini o violano qualche legge (come anche l’ex marito di Teresa).
Allegramente, tragicamente noir
Con Pesci piccoli (448 pagine, 16 euro), edito da Sellerio, il giornalista (spesso argutamente radicale e satirico), autore televisivo (con Crozza dal 2007) e affermato scrittore Alessandro Robecchi (Milano, 1960) continua l’ottima serie metropolitana d’alta qualità, inventando ogni volta notevoli romanzi con differenti impasti culturali storici sociali, ritmati con matura sapienza. Siamo alla decima godibile avventura della divertente raffinata epopea monterossiana (2014-2024), giunta tempo fa anche in televisione (protagonista il bravo attore Fabrizio Bentivoglio): ogni romanzo costituisce una storia a sé stante, con accenti specifici sui vari personaggi che poco evolvono in interessi e affetti, autonomi obiettivo letterario e ingegno artistico. La narrazione è in terza varia al presente, allegramente tragicamente “noir”. Il titolo, il capitolo 17 (dei 43 complessivi) sulla signora che denuncia la prostituta del condominio (soprattutto da quanto ci va il figlio) e la copertina (pesce grande mangia pesce piccolo) riassumono il filo conduttore tragicomico di tutte le vicende: stando dietro agli sfigati si perdono di vista i pesci grossi, i veri grandi ricchi potenti ammanicati criminali.
Non è proprio amore
Ghezzi e Carella marciano sempre insieme, concentrati sul lavoro seppur molto diversi. Le cascine di Zelo Surrigone forse valgono una visita, duemila abitanti in mezzo ai campi coltivati. Carlo è ovviamente consapevole che con Bianca non è proprio amore, lei comunque fa parte del mondo di Flora, dal quale lui continua a voler scappare. Questa volta Teresa lo fa confrontare con problemi che proprio non si vedono là nella Grande Fabbrica della Merda della tv commerciale, le sue strategie servono finalmente anche ad altro. Bianca glielo rinfaccia, davanti alla bottiglia di Ribolla Gialla. Lui insiste, è invaghito, e resiste con il solito costosissimo whisky e con le vecchie canzoni del grande Bob Dylan, che gli danno come sempre spunti in tutte le circostanze in cui si sente incapace o impotente.
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