Premio Pulitzer 2023 per il miglior memoir, “Stay true. Tracce di un’amicizia” di Hua Hsu è la storia di un’amicizia che inizialmente sembrava impossibile e che si interrompe bruscamente quando sembrava indissolubile. Un testo toccante e autentico, elaborato per decenni, come il lutto per il miglior amico dell’autore, Ken: pagine piene di gioventù nella California degli anni Novanta, di musica, di dolori, di ricordi
C’erano una volta due ragazzi, due amici che, a eccezione delle origini asiatiche, non avevano nulla in comune, gemelli diversi che non condividevano idee, gusti, modi di stare al mondo, punti di vista. Eppure la loro iniziale contrapposizione, la loro naturale antipatia era diventata una di quelle amicizie che non si spezzano mai, attraversano il tempo, resistono alle perdite definitive. Quei ragazzi – conosciutisi all’università di Berkeley – non ci sono più o, meglio, non c’è più uno di loro. L’altro l’ha fatto rivivere in poche, preziose, compatte pagine, che gli sono valse il premio Pulitzer 2023 per il memoir. Le edizioni NR segnalano in copertina questo riconoscimento, ma il libro di Hua Hsu sarebbe magnifico anche con la più anonima e incolore delle copertine. Stay true. Tracce di un’amicizia (184 pagine, 19 euro), tradotto da Sara Marullo, ha incantato una scrittrice del calibro di Rachel Kushner – il suo blurb è in quarta di copertina – e sedurrà tutti coloro che lo sceglieranno.
Comprendere, comprendersi con la scrittura
Oggi Hua Hsu scrive per il New Yorker e insegna letteratura. È lontana la California degli anni Novanta in cui si consumò la tragedia che ha spaccato in due la sua vita, l’omicidio dell’amico Ken Ishida.
Era la persona meno cinica del mondo. Un ragazzino e un adulto allo stesso tempo, leale quando era tempo di litigare, un collezionista affidabile di battute private. Rideva, sempre.
Vittima di una rapina e di un furto d’auto degenerati in omicidio, al campus, Ken è ucciso con un colpo di pistola alla nuca, i suoi assassini sono rintracciati in fretta. E tutto quello che è stato fino ad allora evapora, tre anni di amicizia si interrompono. Viaggi, canzoni, aneddoti, sigarette, i mille stimoli dell’ambiente universitario, non c’è più niente di tutto questo, nulla più da condividere. È il 1998. In pagine toccanti e strazianti l’autore scrive senza filtri. La scrittura sarà il modo per comprendere, per comprendersi, in un processo lunghissimo, lungo circa un paio di decenni, per «trovare un senso, ma allo stesso tempo accettare la realtà». Per trovare una voce e una lingua viva.
Sogni e promesse
Ha cercato e trovato un posto nel mondo, ha cercato e trovato un senso, Hua Hsu, ha fatto quello che è stato negato all’amico, con cui era stato selezionato per essere compagno di stanza allo studentato, ha percorso le strade del sogno americano, trascinandosi dietro un cuore vulnerabile, continuando a utilizzare la musica come filtro fra sé e il mondo, provando a tenere fede a una promessa di autenticità e di fedeltà a se stessi. Missione compiuta, anche se a carissimo prezzo.
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