Una delle due anime – l’altra è Antonello Saiz, qui il suo contributo – della libreria “Diari di bordo” di Parma consiglia sette titoli di editori indipendenti, di ogni genere e grande qualità. Scelte, quelle di Alice Pisu, che arricchiscono la nostra rubrica più amata (qui tutte le altre puntate)
“I morti dell’isola di Djal e altre leggende” di Anna Seghers (L’orma), traduzione di Daria Biagi
Rimasta sinora inedita in Italia, l’opera permette di scorgere le evoluzioni della scrittura di Seghers con racconti pubblicati tra il 1924 e il 1965 e di riconoscere la natura fantastica delle prime prove giovanili dall’ebrezza cupa e l’affondo nel reale nei testi fortemente contestualizzati storicamente che caratterizzano la produzione successiva. L’opera è il compendio dell’eredità lasciata da una delle maggiori scrittrici tedesche che ha saputo trovare nello studio della parola esatta il viatico per trasmettere l’urgenza di una letteratura civile. Anche nei racconti dalle suggestioni fantastiche, emerge la profonda valenza politica dell’intera opera di Anna Seghers, una dolente e luminosa riflessione sull’insensatezza dell’umano di fronte all’incapacità di scorgere una direzione comune e condivisa.
“L’ultimo atto del signor Beckett” di Maylis Besserie, traduzione di Daniele Petruccioli, Voland
Con una prosa dalle evoluzioni iperrealistiche e visionarie, oniriche e grottesche, l’opera, tradotta magistralmente da Daniele Petruccioli, restituisce in chiave narrativa l’intenso ritratto di un irregolare del Novecento, Samuel Beckett, attraverso scorci su aspetti meno noti del suo vissuto immaginandolo quando ormai anziano ripercorre le euforie del passato e il furore di un tempo irraggiungibile.
“Corpi mobili” di Jane Sautière (La Nuova Frontiera), traduzione di Silvia Turato
Come in uno dei romanzi più noti di Guadalupe Nettel, questo memoir muove i passi dalla descrizione di un’anomalia agli occhi che, oltre a determinare limitazioni e attese, definisce i tentativi di muoversi in un passato paludoso tra passi incerti. Sautière ripercorre l’adolescenza a Phnom Penh dal 1967 al luglio del 1970 riconoscendo metaforicamente in quei detriti che si muovono sulla retina le ombre del suo passato: i genitori, i fratelli scomparsi, i primi amori, le vittime del genocidio degli khmer rossi, restituendo con Corpi mobili un febbrile mosaico in prosa dai risvolti inattesi.
“Melanconia di classe” di Cynthia Cruz (Blu Atlantide), traduzione di Paola De Angelis
Il saggio esplora la condizione interiore vissuta da chi proviene dalla working class e non intende conformarsi alla cultura neoliberista finendo per convivere con un’emarginazione prodotta dalla privazione di uno spazio fisico e mentale. Tra continui riferimenti a Benjamin, Gramsci, Freud e Fisher, Cruz definisce i condizionamenti sociali e i comportamenti tossici attraverso le storie di musicisti, scrittori e artisti della working class che hanno tentato di omologarsi alla classe media o hanno rifiutato l’annientamento, soverchiati “dai valori e dall’estetica della classe dominante” nello sdoppiamento vissuto da chi non appartiene a nessuna delle due dimensioni.
“La vita involontaria” di Brianna Carafa (Cliquot)
La nuova pubblicazione dell’opera di Brianna Carafa si inserisce in un ampio progetto di nuova valorizzazione e recupero di “classici mancati”, con una particolare attenzione rivolta alla riscoperta letteraria di voci irriverenti e necessarie. La vita involontaria torna, così, in libreria dopo quasi cinquant’anni dalla sua prima uscita per Einaudi, impreziosita dalla prefazione di Ilaria Gaspari, rivelandosi un’opera dalla dirompente forza espressiva che attraverso le vicende di Paolo Pintus che vive a Oblenz, una città immaginaria della Germania, indaga l’incapacità della natura umana di far fronte al mistero dell’esistenza.
“Il geranio e altre storie” di Flannery O’Connor (Minimum Fax), traduzione di Gaja Cenciarelli
L’opera è un contributo prezioso per entrare nel laboratorio creativo di una delle voci letterarie del Novecento letterario americano maggiormente autorevoli. Leggere i primi racconti che composero la tesi di laurea dell’autrice e i testi che rappresentano la sua maturità letteraria e che in alcuni casi diventeranno i capitoli dei romanzi La saggezza nel sangue e Il cielo è dei violenti, permette di riconoscere la coerenza tematica e le evoluzioni stilistiche tra contrappunti comici e deformazioni lirico-visionarie nei ritratti fulminanti su grettezze umane illuminate in modo violento dalla grazia.
“Gli eroi sono gli eroi” di Mariagiorgia Ulbar, Marcos y Marcos
La peculiarità della poetica di Mariagiorgia Ulbar risiede nella capacità di tracciare una geografia personale e riconoscere il sentimento dei luoghi, in un gioco di continue sovrapposizioni. L’io perennemente inquieto si muove tra le rovine personali e quelle della Storia per innalzare il suo canto dolente e sollevare istanze sul significato della sopravvivenza dell’umano nella distruzione.
Seguici su Facebook, Twitter, Instagram, Telegram e YouTube. Grazie
7 donne su 7. Fantastico!