“Vicoli della memoria” è un romanzo da non lasciarsi scappare della grandissima scrittrice afrobrasiliana Conceiçao Evaristo, autrice andata oltre le barriere e i pregiudizi. Racconta dell’imminente demolizione di una favela e di una pletora di storie di vinti che non s’arrendono, fra violenza e schiavitù, abolita, ma che sopravvive in altre forme, intrecciata a razzismo e misoginia
E poi ci sono le case editrici che combattono per affermare una letteratura di valore. Non hanno alle spalle grandi capitali, non ingaggiano maghi degli algoritmi ma si affidano a libri di assoluta qualità, magari a scrittori che non sono mai apparsi sull’orizzonte editoriale italiano. Prendete, ad esempio, le edizioni Tamu, figlie dell’omonima libreria napoletana, che prediligono temi come postcolonialismo, femminismo ed ecologia, con un occhio puntato sul sud del pianeta. Una sigla indipendente che (insieme alle edizioni Capovolte, che hanno fatto di recente tradurre la raccolta di racconti Occhi d’acqua) si prende il merito di fare sbarcare nelle nostre librerie una grandissima scrittrice, una delle maggiori del Brasile, l’afrobrasiliana Conceiçao Evaristo: il suo romanzo Vicoli della memoria (210 pagine, 16 euro), tradotto da Dea Merlini, è un evento, da non sottovalutare e, possibilmente, da non lasciarsi scappare. Lo spiega bene Igiaba Scego nella sua appassionata prefazione, in cui paragona Conceiçao Evaristo a un’altra scrittrice sbocciata tardivamente, oltre che formidabile, Toni Morrison. Conceiçao Evaristo ha polverizzato barriere e pregiudizi e ha portato alla ribalta le donne nere brasiliane, assegnando loro un posto nel firmamento letterario.
Fantasia e memoria
La favela era grande e mancava ancora molto alla fine. Si aveva l’impressione che neanche i demolitori sapessero bene perché stessero radendo al suolo quel posto. Dicevano che fosse per costruire un ospedale o un’impresa di gas, o forse era un grande club. Le famiglie avevano iniziato a traslocare da circa un anno, ma la minaccia di ciò che sarebbe successo era già nell’aria da prima.
È imminente la distruzione e lo sgombero di una favela a Belo Horizonte, ma in suoi abitanti fanno in modo che almeno i loro ricordi resistano al tempo e non siano fatti a pezzi. Destinataria di queste mille voci è Maria-Giovane, verosimilmente una proiezione della scrittrice da giovane. Il risultato è un’opera di fantasia e memoria, che nulla risparmia della cruda quotidianità della favela: scorrono vite disperate, voci caotiche, poveri che nulla hanno ma sanno essere generosi, prostitute, vagabondi, donne delle pulizie, anziani, vinti che non s’arrendono, tra baracche e bottegucce; ci sono storie di morte e violenza, anche sessuale, anche domestica, vicende di disperazione (come quelle di chi vende i figli per sopravvivere…), lavori precari, strascichi della schiavitù che a lungo ha prosperato in Brasile e, in tempi recenti, sopravvive in altre forme, intrecciata al razzismo e alla misoginia.
Innamoratevi…
Vicoli della memoria di Conceiçao Evaristo riflette emarginazione e disgrazie, tesse racconti orali, inquadra la vita di strada, fa una radiografia dei margini, donando empatia a ognuna delle figure che popola le sue pagine. L’amore e la giustizia sono gli oggetti di una ricerca perenne. Questa ricerca è uno dei motivi per innamorarsi di un romanzo che non meritava d’essere negato ai lettori italiani…
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