Un romanzo corale, figlio di studi e interviste, su un’impresa d’amore e curiosità, in un territorio di confine e incontro. “La locanda ai margini d’Europa” di Enrico Maria Milič è un affresco storico, una saga familiare, un piccolo saggio sull’enogastronomia
Una storia di frontiera che unisce la salvaguardia appassionata dell’identità culturale e la curiosità nei confronti del mondo, inteso come luogo tanto da accogliere quanto da esplorare.
Pubblicato da Bottega Errante edizioni, La locanda ai margini d’Europa (232 pagine, 17 euro) di Enrico Maria Milič narra le vicende della famiglia Devetak che da cinque generazioni gestisce un’osteria (oggi nota come “Lokanda Devetak”) a San Michele del Carso.
Frutto di un lavoro durato circa tre anni, il libro mette insieme gli studi condotti da Milič alle interviste da lui realizzate ai componenti della famiglia Devetak; il risultato è un atto d’amore nei confronti del Carso e di tutti coloro che abitandolo continuano a custodirne storie, tradizioni, ricordi, profumi e sapori.
Guerre e sentimenti
Fin dai primi capitoli il lettore viene proiettato in un microcosmo familiare che diventa il punto d’osservazione privilegiato da cui ripercorrere l’evoluzione di questa porzione d’Europa, nota come la Grossa Petraia e definita “l’ultimo avamposto a sud ovest per tutti i popoli slavi”. Un luogo di confine, abitato da italiani e sloveni, ma soprattutto un luogo di incontro tra l’Occidente capitalista e l’Europa Orientale in cui “chi è ospitale o rispettoso saluta in entrambe le lingue”.
Nel suo susseguirsi – più volte intervallato dalle testimonianze virgolettate dei protagonisti – il libro costruisce un affresco storico del Carso: dall’arrivo delle prime tribù, che giunte da oriente scelsero di rimanerci, fino ai giorni d’oggi.
Nel mezzo innumerevoli eventi: dagli avvenimenti storici come le guerre mondiali, il disgregamento dell’ex Jugoslavia e la conseguente indipendenza della Slovenia, fino alle storie personali dei Devetak. Si conosceranno così Renato e Helka – eredi della “Casa dello Zoppo”, antenata della locanda – i loro figli Auguštin e Nerina, che traghetteranno l’osteria nel ventesimo secolo, e i loro nipoti. Un mosaico di personaggi, ciascuno con le proprie passioni e peculiarità, accomunato da un travolgimento sentimentale per la Grossa Petraia che sarà per tutti luogo di approdo e di partenza e sede delle proprie radici. Lo sarà anche per Gabriella Cottali, figlia di carsolini ma nata altrove, che a San Michele incontrerà l’amore per Auguštin e quello per la cucina e che ricoprirà un ruolo determinante nell’evoluzione di “Lokanda Devetak”.
Quasi un personaggio
Non solo il Carso, non solo i Devetak, ad essere protagonista indiscussa del libro è proprio la locanda, che nel corso degli anni “ha accolto e integrato soprattutto i miseri residenti e i forestieri da remengo, prima della chiesa, prima della scuola”. Nata offrendo “qualche bicchiere di vino, poi un pezzo di pane, poi un pezzo di salame”, nella ricostruzione di Enrico Maria Milič questa assume quasi i tratti di un personaggio in carne ed ossa. Scorrendo le pagine se ne scopriranno la storia, le fasi che l’hanno attraversata nei vari decenni, e con esse tutte le storie avvenute al suo interno e i sentimenti che l’hanno abitata.
Un’osteria che ha saputo essere specchio dei tempi (come negli anni Ottanta quando si trasformerà in una panineria), testimone dei cambiamenti che questi impongono e custode di un’identità, quella carsolina, che ha alimentato preservando il suo spirito di accoglienza e comunità.
Resistere nonostante tutto
Romanzo corale, leggibile da molteplici punti di vista, La locanda ai margini d’Europa di Enrico Maria Milič è un racconto che procede su linee parallele e che mette nero su bianco la storia del Carso, e con essa quella dell’Italia e dell’Europa, la storia della famiglia Devetak e in ultimo la storia della cucina locale, regionale, e nazionale. Il libro può essere letto, infatti, anche come un piccolo saggio sull’enogastronomia italiana e su come, a partire dalla fine degli anni Sessanta, questa sia stata codificata con l’obiettivo di essere tramandata sino ad oggi. Il lavoro di Milič fotografa la nascita della cultura enogastronomica come la conosciamo oggigiorno, che fu fondata dalla riscoperta delle eccellenze locali, delle ricette familiari, delle uve dimenticate, dal lavoro dei piccoli produttori agricoli e delle associazioni di presidio territoriale come ad esempio Slow Food.
Raccontando questa storia vengono messi in fila gli eventi che hanno reso il Carso una destinazione d’eccellenza e tra questi rientra di certo anche il lavoro dei Devetak: un’impresa fatta d’amore e curiosità, che ha scelto di resistere nonostante tutto.
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