Con “Pelleossa” Veronica Galletta ha scritto il suo romanzo più siciliano, una storia che inizia nel 1943 nell’Isola e che tanto deve alla terra d’origine, a cominciare dalla lingua scelta per raccontarla. “Non è dialetto – chiarisce, fra le altre cose, l’autrice in questa videointervista – ma una lingua inventata, mista, impastata…”
Pelleossa (345 pagine, 18 euro) è il terzo romanzo di Veronica Galletta che trova la via della pubblicazione, una storia che inizia nel 1943 in Sicilia, che aveva già scritto da qualche anno e che Minimum Fax ha mandato in libreria, anche grazie al successo ottenuto dal suo precedente libro, Nina sull’argine (ne abbiamo scritto qui), giunta in finale al premio Strega. “Avevo in testa la storia – racconta Veronica Galletta – avevo in testa il personaggio, ma ho preso più dimestichezza con la scrittura e… l’ho scritto nel 2016. Il resto sono i tempi editoriali che non coincidono con il tempo della vita. Per fortuna non sto uscendo postuma…”.
Il suo titolo più recente è molto siciliano e, come il precedente, è stato affidato a un editor di… lusso. Ovvero Fabio Stassi. “Nina sull’argine e Pelleossa – commenta Veronica Galletta – sono romanzi che lui ha letto e ha scelto. Lui ti racconta delle cose, magari ti fa una lunga telefonata, ti scrive una mail, ti dà qualche riflessione di lettura e poi lascia completa libertà, è un rapporto molto maieutico, che ha funzionato ancora di più per questo libro che è un libro è siciliano e sia io che lui siamo siciliani, c’erano alcuni punti fermi che lui avrebbe potuto comprendere”. A cominciare da una lingua che tanto deve al siciliano. “La lingua? Non è scritto in dialetto, ma in lingua mista, ci sono già letture molto interessanti su questo romanzo, qualcuno ha parlato di lingua impastata, ed è completamente inventata, io il dialetto non lo parlo, in famiglia non lo parlavamo, in questa lingua che mi sono inventata, che ho plasmato su quello che volevo raccontare, che è uno dei due protagonisti, è Filippo Bentivegna, incontrando lui, ho iniziato a scriverle in prima persona, mi è venuta fuori questa lingua…”.
E poi è saltato l’altro protagonista di Pelleossa (romanzo di cui abbiamo scritto qui), un bambino, Paolino. “Inizialmente era un postino, non so davvero come poi si sia trasformato in un bimbo. Il suo soprannome è ‘Ncantesimo, e mi scuso con lui, perché era quello di mio fratello quando era piccolo, perché era un bambino che si incantesimava…”
Qui la videointervista integrale, buona visione
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