Ne “Le ragazze di maggio” di Alba de Céspedes ci sono poesie che ci fanno balzare dalla sedia e indietro nel tempo. Poemetto militante, testimonianza delle rivolte del maggio francese al femminile, racconto di paura e speranza, di stranieri, di donne non sottomesse e di conflitti generazionali…
Un poemetto civile, militante, di grande energia e passione, una testimonianza, un inno all’emancipazione, scritto inizialmente in francese, pubblicato dalle Éditions du Seuil, e poi reso in italiano. Sull’onda della sacrosanta riscoperta di Alba de Céspedes, Mondadori ha ripubblicato, negli Oscar, oltre mezzo secolo dopo la prima volta Le ragazze di maggio (216 pagine, 12 euro). Il maggio, naturalmente, è quello francese, parigino, quello dei fermenti delle piazze e della Sorbona, degli scontri degli studenti con la polizia, nello specifico quello al femminile.
Rivoluzione (anche contro i padri)
Figlia di diplomatico cubano a Roma, dalla vita tempestosa, Alba de Céspedes scrisse questi versi talvolta tendenti alla prosa, di varia natura e lunghezza (con metrica libera e talvolta qualche assonanza e qualche rima), in modo urgente e impetuoso, sull’onda degli eventi di quella primavera: assisteva a dibattiti e riunioni, analizzava meriti e contraddizioni di chi fomentava e guidava la protesta, ma erano le urla e le detonazioni a lasciare ancor più il segno in Alba de Céspedes. Sono parole incalzanti e pensieri inquieti, affidati ad alcune voci femminili, a molteplici punti vista, che possono essere anche alter ego dell’autrice, o realissimi fantasmi incrociati sui luoghi delle manifestazioni. La paura e la speranza, la tenerezza disperata di chi è straniero o si nutre di ideali rivoluzionari o è impegnato in un plateale conflitto generazionale («Siamo tutti orfani / di genitori non ancora morti: / buffa condizione») sono centrali in gran parte dei componimenti. Come anche la partecipazione femminile alla rivolta, anche di madri e straniere, donne non sottomesse che vogliono poter esprimere le proprie vorticose idee
La Storia vista dal basso
In tempi di neoavanguardie – questo andava per la maggiore quando la raccolta fu pubblicata in origine – la lucida e comunque non convenzionale (a partire dalla punteggiatura…) Alba de Céspedes con le sue poesie sui moti osservati dalla finestra di casa sembrano un frutto maturato fuori tempo massimo. Gli arresti e le barricate, l’entusiasmo e la Storia vista dal basso, il paesaggio urbano del Quartiere Latino reinterpretato liricamente, oltre la realtà: le sue poesie ci fanno balzare dalla sedia e indietro nel tempo, in un mondo non facilmente comprensibile dai giovani d’oggi, che spesso poco sanno di ideali, diritti, battaglie, della sofferenza come della creatività.
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