Un botta e risposta inventato di sana pianta da Matteo Collura: biografo di entrambi, Collura mette in scena Pirandello e Sciascia in un dialogo andato in scena a Taobuk e adesso trasformato in un felice libretto, in cui si racconta il rapporto di ammirazione di Sciascia nei confronti di Pirandello, le tante distanze e i punti in comune fra due maestri di letteratura…
Un gioco arguto che mette in scena l’irascibile figlio del Caos e il taciturno maestro di Regalpetra, che era lettore, critico e scrittore finissimo: Pirandello e Sciascia. Un dialogo immaginario, ma verosimile, nato come scritto d’occasione per Taobuk e che, adesso, in versione cartacea, vive di vita propria, quella che gli ha regalato l’autore, Matteo Collura, biografo di Pirandello e Sciascia. Un libro che trova perfetta collocazione in una collana pubblicata da Rubbettino, su iniziativa della Fondazione Sciascia di Racalmuto, I quaderni di Regalpetra: Luigi Pirandello-Leonardo Sciascia. Una conversazione (im)possibile (68 pagine, 10 euro), che contiene anche un articolo che Sciascia scrisse “Nel cinquantenario della morte di Luigi Pirandello”.
La foto di Pirandello sulla scrivania
Maestro e allievo si confrontano a viso aperto, Pirandello e Sciascia, naturalmente non si conoscono, anche se il secondo (che tiene una foto di Pirandello sulla scrivania) ha letto tanto, tutto del primo, a cominciare dal teatro, più letto che visto rappresentare. Collura maneggia in modo eccellente la materia esplosiva dei loro scritti, dei loro pensieri, delle loro convinzioni, in particolare di quelle artistiche (l’avversione di Pirandello per Freud, ad esempio), ma non solo. Emergono implacabilmente le distanze e le differenze fra i due, stili di vita, modo di affrontare la letteratura, rapporto col fascismo (la convinta adesione al partito di Mussolini nel 1924, la fuoriuscita nel 1936 per Pirandello; vaccinato contro il male Sciascia, sulla scorta degli errori di intellettuali che l’hanno preceduto).
Il dramma pirandelliano nel poliziesco
Vita, follia, infelicità, quotidianità, tutto sembra lasciare i due autori a distanze siderali, già certificate dal tempo e dallo spazio. Se c’è un punto di contatto, però, tra Pirandello e Sciascia è quest’ultimo in qualche modo a inquadrarlo e ad esternarlo proprio nel confronto di una domenica mattina con il premio Nobel (e «uomo dell’Ottocento», come egli stesso si definisce): Sciascia, infatti, per illustrare il suo modo di scrivere libri, chiarisce di aver «introdotto il dramma pirandelliano nel romanzo poliziesco».
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