Descrizioni eccessivamente minuziose e pagine, tranne le ultime cinquanta, lente a dispetto di una trama efficace ne “Le schegge” di Bret Easton Ellis. Assordante la vena autobiografica
A dispetto del titolo, Le schegge (752 pagine, 23 euro), ultima fatica letteraria di Bret Easton Ellis, edita da Einaudi, è un libro lento e compassato. Intendiamoci: la storia è audace e contiene in sé tutti i presupposti per un thriller avvincente. Siamo nella Los Angeles dei primissimi anni ’80, tutto avviene nella prestigiosa scuola della Buckley, dove il protagonista, lo stesso Bret in versione diciassettenne, fa la conoscenza di un giovane affascinante e misterioso, un certo Robert Mallory, la cui personalità enigmatica lo convinceranno essere un temibile serial-killer.
Morti e coincidenze
Alcune morti tragiche e una serie di coincidenze lo porteranno ad indagare su questo ragazzo, il tutto nella cornice della difficile gestione dei rapporti con i suoi storici amici. Dicevo, la trama è sicuramente efficace, ma lo sarebbe stata ancora di più se si fossero sfrondate alcune centinaia di pagine, con funzioni puramente ancillari rispetto alla narrazione.
Poco ritmo, molta zavorra
Ad eccezione delle ultime cinquanta – che fanno esattamente il loro dovere, ovvero sviluppare una spinta rutilante e intrappolare il lettore, senza alcuna possibilità di scampo -, le altre sono spesso poco ritmate, in alcune circostanze zavorrate da descrizioni eccessivamente minuziose, come nel caso delle indicazioni stradali che, talvolta, fanno sembrare quest’opera, più che un romanzo, una guida automobilistica. La vena autobiografica pulsa in maniera assordante; si percepisce, in modo chiaro, una sorta di atto d’amore dell’Autore nel darle voce: peccato per questo tono troppo prolisso della scrittura, diversamente Le schegge sarebbe potuto essere un libro indimenticabile.
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