“Una piuma nascosta” di Lisa Ginzburg esplora i recessi delle famiglie, le difficoltà dell’amore, le acrobazie dell’infanzia, i rebus esistenziali. Protagonisti due giovanissimi, Rosa e Tan, diversi in tutto, prima compagni di gioco, poi artefici di destini lontani e infine…
Un ambiente incontaminato nella campagna fiorentina, l’incontro di due mondi, un’amicizia tenera, nata fra una quercia e una buca scavata nella terra, i due diversi rifugi di due ragazzini, Rosa e Tan, che non appartengono totalmente a quel mondo – pur inondandolo di vita – la cosiddetta Quercetana, un luogo incantato e immaginario in Toscana. Rosa è la figlia dei custodi (Paola e Mario) della tenuta dei coniugi Manera (Enrica e Giovanni), di cui Tan è figlio adottivo, arrivato dalla Moldavia. Lisa Ginzburg è stata abile a trovare un tempo, uno spazio e dei protagonisti, più diversi che uguali (ma sono certamente uguali in una diversa forma di solitudine e marginalità), che impiegano un attimo ad appiccicarsi all’anima dei lettori. Entrambi si sostengono, l’una permette in qualche modo al mondo di capire l’altro (letteralmente, nel senso che Tan parla l’italiano al contrario, una lingua inventata che Rosa capisce), e viceversa. E chi legge – il racconto è in terza persona, un po’ più sbilanciato sul punto di vista di Rosa, che si realizzerà come chirurga oftalmica, «guardare e, fin dove possibile, aiutare a guardare» – partecipa alle loro vite con trasporto.
Sentimenti tortuosi
Il nuovo romanzo di Lisa Ginzburg, Una piuma nascosta (224 pagine, 18 euro), è pubblicato dalla casa editrice Rizzoli. E sembra un lavoro compiuto, di maturità piena. Il tempo trasformerà e allontanerà la responsabile e ubbidiente Rosa e il problematico e scontroso Tan, i due amici del cuore ed ex compagni di gioco, la prima a Firenze per studiare e lavorare, il secondo al convitto di Milano, dove rimarrà a vivere. Sentimenti tortuosi si fanno strada nel tempo – l’ambizione del riscatto sociale, l’affetto, il desiderio, la voglia di crescere, non solo anagraficamente. E finiscono per lasciare il segno.
Lontananza e complicità
Il passato che riappare, nel posto di sempre, nel luogo di elezione, non è così scontato e facile. Non è una favola d’amore, quella che racconta Lisa Ginzburg, esplora i recessi delle famiglie, le difficoltà dell’amore, le acrobazie dell’infanzia, i rebus esistenziali. Lontananza e complicità, distacco e fiducia sono parole chiave di un romanzo che non ha paura di affrontare di petto traumi e cicatrici (si pensi anche alla mancata maternità di Enrica, al tema dell’adozione), sogni e radici.
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