È un viaggio al termine dei deserti “Un mondo senza confini” di William Atkins. Il racconto di sette spedizioni in varie aree desertiche del mondo, fra avventura, speculazione filosofica, spaccato storico, ora analisi antropologica, sociologica ed economica. Una delle morali? Nonostante lo strapotere delle lande desolate, l’uomo può ancora dire la sua…
Il deserto è un luogo in cui nascondere i nostri crimini, ma è anche un abisso in cui precipitare coloro che ci disgustano, ci minacciano, ci fanno vergognare.
Distese di nulla, o poco più, che sono molto più di quel che sembrano. Vivisezionarle non è una semplice esplorazione. Anche perché si scoprono strati su strati, significati su significati. E si finisce per interrogare se stessi, corpo e testa. Difficile mettere radici nel deserto, tra sabbia e vento, ma non si può certo pensare che sia un luogo privo di aspettative. Ce lo insegna un giornalista britannico, di cui Adelphi ha proposto a cinque anni dall’edizione originale un libro affascinante, Un mondo senza confini (440 pagine, 28 euro), tradotto da Francesco Francis, finito non a caso – si perdoni il gioco di parole – nella Collana dei Casi della casa editrice milanese. William Atkins, l’autore delle esplorazioni in varie aree desertiche del globo, ha viaggiato oltre dieci anni fa in luoghi che, frattanto, hanno assunto altre… sembianze. Colpa del… climate changhe. Non basta, però, a guardare con occhi diversi il magnifico risultato di questo volume.
La desertificazione
I deserti avanzano, nel ventunesimo secolo conquistano spazio e si prendono la scena. È più di una sensazione trasmessa da quanto scrive, è la desertificazione, su cui c’è poco da idealizzare. Le pagine di William Atkins raccontano, con tono divertito e al tempo stesso colto, sette spedizioni, dall’Oman al Messico, passando per Australia, Cina, Kazakistan, Egitto, Stati Uniti, Messico. Non sono resoconti di conquista di questi spazi difficilmente accessibili, è già tanto cercare di rallentare il predominio fisico. mentale dei deserti sull’uomo.
Sguardo introspettivo e visionario
Il presente e Wiliam Atkins raccontano di un deserto dall’immagine e dagli scopi multiformi. Se, per esempio, in Australia è stato un luogo deputato agli esperimenti atomici del governo britannico, tra Messico e Usa è proscenio di morte e migrazione – lungo «rotte costellate di ossa» – tra Oman e Arabia Saudita è la quintessenza del cuore dell’Islam. Lo sguardo dell’autore sa essere introspettivo e visionario. E fa pensare che nonostante lo strapotere della sabbia, l’uomo possa ancora dire la sua e opporre il suo vivere nel bel mezzo del silenzio e della solitudine. La magia di questo testo (con tanto di mappe, foto e dipinti riprodotti) è quella di essere ora racconto d’avventura, ora speculazione filosofica, ora spaccato storico, ora analisi antropologica, sociologica ed economica. Tutto a partire da lande desolate, inospitali e remote. Non solo posti inaccessibili e pericolosi, ma anche rifugi e, in qualche modo, affascinanti oasi di opportunità.
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