Alcuni classici di lingua francese e un paio di recenti uscite di autori italiani costituiscono i sette suggerimenti di lettura di Teresa Lussone, ricercatrice dell’università di Bari e traduttrice. Una selezione di qualità che vi affidiamo e va ad arricchire la nostra rubrica più amata (qui tutte le puntate)
“Cinque giorni fra trent’anni” di Francesco Fiorentino (Marsilio)
Un testamento. Inizia così Cinque giorni fra trent’anni, con un lascito inaspettato che d’un tratto trascina Arturo trent’anni indietro, nei primi anni Settanta, quando, all’università, si riuniva con un gruppo di amici intorno a un professore anticonformista. Nel frattempo, qualcuno è venuto a mancare, altri si sono affermati, altri ancora hanno fatto i conti con amori perduti, matrimoni falliti, rivalità familiari. Pochi aspetti sembrano sopravvivere da un’epoca all’altra: uno smoking Yves-Saint Laurent, un tubino nero. Cosa ne è stato, invece, degli ideali e delle ambizioni che avevano tenuto insieme quel gruppo? È quello che si chiede Fiorentino in questo libro avvincente quanto un giallo. In sottofondo si sentono i Beatles, Lucio Battisti, Mina, Ornella Vanoni, ma anche Brahms e Strauss.
“Conversazioni dopo un funerale” di Yasmina Reza (Adelphi), traduzione di Daniela Salomoni
Un uomo ricopre di terra la bara del padre. È con questa immagine che si apre Conversazioni dopo un funerale di Yasmina Reza. Nulla di così sorprendente, se non fosse che quella morte sancisce il definitivo sgretolamento della famiglia e che quelle conversazioni sfociano nell’assurdo, tra caffè che sanno di acqua sporca, montagne di patate da pelare, rape marce, nottate da raccontare, zie permalose che piangono perché non hanno meglio da fare, donne che lasciano il proprio uomo perché gli preferiscono il fratello. Sullo sfondo il dolore da scacciare. Scritta all’incirca quaranta anni fa, la pièce è stata pubblicata per la prima volta in italiano di recente nella traduzione di Daniela Salomoni, che restituisce appieno la verve di una delle più grandi drammaturghe europee.
“Il mondo antico in 20 stratagemmi” di Imma Eramo (Laterza)
«La gallina non è un animale intelligente», cantavano Cochi e Renato. Il polpo, invece, sì. Questo libro di storia antica comincia con la vicenda del polpo Paul, diventato celebre nel 2010 per la sua capacità di fare pronostici in occasione dei mondiali di calcio. L’intelligenza in questione – quella di Paul, ma non solo – è un’intelligenza pratica, che «opera di nascosto, inganna, truffa, traveste, camuffa, cela, intuisce, prevede, finge, dissimula», un’intelligenza che vince senza spargimento di sangue perché si fonda su trucchi e astuzie. Un percorso nel mondo antico che, si pensi a Odisseo e allo stratagemma del cavallo di Troia, pullula di individui dotati di un’intelligenza «proteiforme e multiforme». Come quella del polpo!
“I falò dell’autunno” di Irène Némirovsky (Adelphi), traduzione di Laura Frausin Guarino
Un mazzo di violette fresche sul tavolo, una brocca gialla a becco d’anatra, una saliera di vetro rosa, una pagnotta dorata, una magnifica fricassea di vitello. «Nessun antipasto, nessuno stuzzichino: il cibo è una cosa seria». Per conoscere un uomo, diceva Némirovsky, bisogna vederlo a tavola. Non è un caso, allora, che I falò dell’autunno si apra proprio con la descrizione di una tavola, una tavola impeccabile, come si conviene in una buona famiglia borghese. Tuttavia, quella cultura borghese, tavola compresa, non reggerà agli stravolgimenti della Prima Guerra mondiale. Di lì a poco le certezze della giovane Thérèse saranno sconvolte dai cambiamenti che prendono le sembianze dei falò dell’autunno: arderanno, devasteranno molte cose, ma purificheranno la terra preparandole per nuove semine. Edito da Adelphi, nella preziosa traduzione di Laura Frausin Guarino: è anche alla grazia delle sue traduzioni che si deve il successo di Némirovsky in Italia.
“Maledette! Dell’educazione delle donne” di Pierre Chorderlos de Laclos (De Piante)
Una verità rigorosa e un errore affascinante. È con questo accostamento che si apre Maledette. Sull’educazione delle donne, edito da De Piante nella bella e impeccabile traduzione di Cinzia Bigliosi, che ne cura anche l’introduzione. La fama di Laclos (1741-1803) è dovuta principalmente a Le Relazioni pericolose, emblema del romanzo libertino francese, incentrato sull’ambizione di una coppia diabolica a esercitare la propria supremazia psicologica e sessuale su personaggi meno esperti. Questo trattatello agile getta una luce inedita sullo scrittore, che invita le donne a liberarsi dal giogo dell’uomo in nome di un’educazione naturale distinta da quella sociale. «Questa rivoluzione è possibile? Solo voi potete dirlo, poiché dipende dal vostro coraggio far sì che lo sia».
“Parigi” di Julien Green (Adelphi), traduzione di Marina Karam
Un libro su Parigi che è come una lunga passeggiata senza meta. È in questa ambizione che si imbatte subito il lettore. Già, perché solo perdendoci tempo si può riuscire a conoscere una città. L’anima di una metropoli non si lascia cogliere tanto facilmente e di certo non riusciranno nell’impresa gli stranieri che sfrecciano in macchina da un museo all’altro e che intrattengono con la città solo rapporti superficiali: «Parigi è restia a concedersi alla gente frettolosa». Green prova a descrivere il frastuono e il silenzio della città e persino l’aria «che si respirava a Parigi in settembre». Affascinante e allo stesso tempo esatta la traduzione di Marina Karam. Quale libro migliore per l’autunno?
“Turista da banane o Le domeniche di Tahiti” di Georges Simenon (Adelphi), traduzione di Laura Frausin Guarino
«Erano ormai trentasette giorni che l’Île-de-Ré aveva lasciato il porto di Marsiglia». Inizia così la storia di Oscar Donadieu, che approda a Tahiti ben determinato a fuggire lontano dagli uomini e «a vivere una vita semplice, magari lavorare la terra, imparare, come gli indigeni, a prendere i pesci con l’arpione». La gente del posto lo deride, i francesi gli propongono un lavoro in ufficio, ma Donedieu è certo di non essere un qualsiasi turista da banane, uno dei tanti europei che arrivano convinti «di poter vivere di noci di cocco, banane e pesci della laguna!… E in capo a tre mesi son lì a bussare alla porta dell’ospedale!». Ci riuscirà? Per lui si tratta di un’ambizione irrinunciabile. Ma che tormento sentirsi incompreso!
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