Gianluca Liguori con “Vite di traverso” ha scritto un romanzo polifonico e grottesco, su un’epoca e una generazione ben precise, con una pletora di personaggi ai margini del vivace quartiere romano di San Lorenzo. Il libro si apre col romanzo di Simone T. e ne ricostruisce la vita a ritroso…
Una specie di anti Pavese, in una Roma di un paio di decenni fa. L’autore di Dialoghi con Leucò chiedeva di non fare pettegolezzi a chi avrebbe scoperto il suicidio, il protagonista di Vite di traverso (168 pagine, 16 euro), romanzo di Gianluca Liguori (nella foto di Luca Linzalata), edito da Alter Ego, viene trovato morto con una scritta rossa sulla pancia che recita: «Spettegolate pure, ’sticazzi. Il nemico è invisibile, è invincibile». Gianluca Liguori, campano che vive nella capitale, con un apprendistato di racconti su rivista alle spalle, è passato al romanzo con risultati molto convincenti. Evoca uno spaccato di vite grottesche a San Lorenzo, storico e popolare quartiere romano, già oggi abbastanza trasformato rispetto a venti anni fa, quando era un piccolo universo a parte, con birrerie, murales, luoghi alternativi di ritrovo. E poi evoca personaggi disillusi, a cominciare da Simone T, fuori corso e fuori sede, siciliano, autore del libro Palle scassate, romanzo di culto pubblicato da una sconosciuta casa editrice.
Le macerie del mondo
Se dovessimo in poche parole dire cosa si trova principalmente fra queste pagine, è abbastanza facile dire i primi anni Duemila, così come erano, e soprattutto una riflessione sullo stato della letteratura, in particolare con una sentenza perentoria: «I romanzi non sapevano più descrivere i cambiamenti del mondo. Le macerie lasciavano troppo lavoro per gli storici e poco per i critici letterari». Chi ancora crede al contrario si conceda la lettura di questo gioiellino spiazzante che va a ritroso nel tempo, dopo la morte efferata che lo apre.
L’assedio di solitudine e rabbia
Chi era Simone T.? Un lettore di classici, un eterno studente con velleità artistiche, un fumatore, un bevitore, che combatteva contro la depressione e faceva i conti con pene d’amor perduto. Nel corso della brevissima relazione con l’amata Silvia aveva scritto Palle scassate. Dopo il loro addio si era abbandonato alle droghe, particolare che dissipava i dubbi dei carabinieri a proposito della sua morte, classificata semplicemente come suicidio. Se qualche riverbero noir c’è, è di poco conto. Si staglia più che altro un’esistenza, narrata per micro-storie e frammenti, popolata dalle vite di tante altre figure eccentriche e ai margini, l’amico Rodolfo, e poi giornalisti, blogger, editori, malavitosi, politici, filosofi. Tutti dannatamente assediati dalla solitudine, dalla rabbia, dalla ricerca di un amore. Un libro polifonico e postmoderno, anti-convenzionale, nichilista, grottesco e satirico.
Seguici su Facebook, Twitter, Instagram, Telegram e YouTube. Grazie