“Elsa, la sua storia inizia qui”, a cura di Margo Margherita Cacioppo, vuole essere il primo numero de “I quaderni di Elsa”, collana dedicata a Elsa Morante. Un volume che nasce da un laboratorio realizzato a Santa Margherita Belice, una raccolta di saggi, in cui si analizzano anche alcune similitudini fra “Menzogna e sortilegio” e “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa
Elsa, la sua storia inizia qui. Viaggio nelle radici siciliane della scrittrice Elsa Morante (113 pagine, 12 euro), a cura di Margo Margherita Cacioppo, per Navarra editore, vuole essere il primo numero de “I quaderni di Elsa”, collana dedicata alla scrittrice Elsa Morante. Un libro che nasce da un laboratorio, realizzato a Santa Margherita di Belice, dopo che la Cacioppo, indigena, scopre che il suo paese è lo stesso paese di origine del padre naturale, anagrafico e pertanto legittimo, di Elsa Morante, Augusto.
Il padre vero
La curatice svolge una intensa indagine per verificare la scientificità di questa notizia, recandosi negli uffici dell’anagrafe e della parrocchia e rivolgendosi al noto genealogista Sacha Di Bartolo che ricostruisce perfino l’albero genealogico della famiglia Morante. Nel saggio Nella terra fertile del Belice, Santa Margherita, ha origine l’opera di Elsa Morante, la Cacioppo ricostruisce anche il quartiere dove gli antenati di Elsa hanno vissuto, fornendo nel libro fotografie e mappe dei luoghi dell’anima dei romanzi morantiani, primo fra tutti Menzogna e Sortilegio. Le sue ricerche hanno portato alla conclusione che la Morante“si è nutrita dalle sue origineie ne ha fatto un capolavoro della sua letteratura, cioè della sua vita.” Così nell’estate del 2020, con aggiornamenti nel 2021, con un laboratorio di scrittura fatto attorno alla figura di una delle più importanti scrittrici del Novecento italiano, Margo Cacioppo chiama a raccolta le scrittrici e studiose: Gabriella Ebano e Marinella Fiume, Margherita Rimi ed Angela Scandaliato e un discendente della scrittrice, Francesco Morante. Ogni protagonista del laboratorio storico-letterario dà vita a un piccolo saggio analitico e critico a sostegno della tesi della paternità naturale, anagrafica e legittima, di Augusto Morante, nato a Santa Margherita di Belice, luogo delle radici siciliane di Elsa Morante.
Il gioco segreto
Gabriella Ebano (grazie alla quale, la Cacioppo avvia le ricerche sulla nascita del padre della Morante a Santa Margherita di Belice, avendolo letto nella postfazione del suo libro Tina Modotti fuoco che non muore, sempre per Navarra editore), con Il rebus nascosto “Il gioco segreto” di Elsa Morante tra vita e letteratura, ripercorre le ricerche che la portano alla coincidenza del vero padre biologico e anagrafico, Augusto Morante, smentendo la doppia paternità che molti testi attribuiscono a Francesco Lo Monaco, anch’egli siciliano e padre soltanto dei tre fratelli di Elsa, coi quali condivide la madre, Irma Poggibonsi, una maestra ebrea modenese. Le ricerche della Ebano si basano sui testi di Renè de Ceccaty e dello studioso Maurilio Di Giangregorio, del paese abruzzese del nonno della scrittrice, il quale nell’anno del centenario della nascita della Morante, 2012, pubblica il volume Castel di Ieri: la famiglia Morante. In appendice: Biografia di Elsa Morante. Di Giangregorio sarà il primo ad affrontare il problema della doppia paternità, chiarendo con documenti inoppugnabili che il padre di Elsa e del fratellino che muore prima di lei, a Bologna, è Augusto Morante. Dallo studio fatto attraverso le sue carte si evince perfettamente che la stessa Morante vuole essere scoperta dai posteri attraverso le sue stesse carte.
Tomasi lettore di Menzogna e sortilegio?
Marinella Fiume, studiosa e italianista di grande spessore, scrive Echi e suggestioni morantiane nel Gattopardo, un saggio di un’analisi potente e pregnante per la critica letteraria attuale e postuma. La Fiume mette a confronto Menzogna e Sortilegio col Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, facendo emergere la vicinanza nei temi, nelle caratteristiche e negli ambienti comuni. Partendo dalla constatazione che i due romanzi sono entrambi due saghe familiari. Il Gattopardo racconta un mondo in cui viene messa in crisi la famiglia patriarcale. Il romanzo morantiano è basato sulla sua storia familiare una cronica veritiera fedele alla verità, in cui la protagonista Elisa/Elsa dice che “sulle rovine dell’antico romanzo materno costruì la chiesa delle proprie frottole”. Menzogna e memoria sono elementi essenziali dei due romanzi, dal punto di vista familiare, storico e sociale. La Fiume parla di mitografia familiare, parole prese in prestito dall’opera d Ernst Bernhard, riferendosi alla vita familiare di Elsa, da cui la scrittrice attinge le sue storie, facendo si che fossero le sue opere a parlare di lei. Tomasi di Lampedusa visse l’infanzia felice nei giardini della residenza estiva dei Principi di Cutò. Elsa Morante torna in Sicilia, nei luoghi del Gattopardo, e più volte, come sappiamo dalle testimonianze anche di Moravia, per rivedere e ritrovare i luoghi paterni per poterli narrare e trasporre. Le storie della sua famiglia, il rapporto con la madre e la figura della donna debole, asservita, piegata, sarà il suo spartiacque da un certo femminismo. La madre per Elsa è una figura ambigua che ama e castra, divora. In questa concezione non può che esserci il rapporto confittuale con la madre, Irma Poggibonsi, maestra ebrea, portatrice di menzogna e sortilegio rivelatole in adolescenza, il suo essere l’unica, tra i fratelli, figlia di Augusto Morante, benchè tutti portassero il cognome Morante. Tante le similitudini tra i due romanzi, entrambi Premi Strega. Affermando che le radici di Elsa Morante sono a Santa Margherita di Belice, la lettura analitica e scientifica, che ne fa la Fiume, fa ritenere al gruppo di studiose che Tomasi di Lampedusa abbia potuto leggere Menzogna e Sortilegio prima o durante la composizione del Gattopardo e ne abbia potuto trarre una qualche ispirazione per il suo romanzo.
I bambini
Margherita Rimi, poetessa e neuropsichiatra infantile ci regala il saggio I bambini di Elsa Morante, in cui percorrendo i suoi romanzi si attesta come la scrittrice abbia dato voce e cittadinanza all’infanzia e alla sua lingua, anticipando gli studi di psicologia e psicopatologia dell’età evolutiva. Nel romanzo L’isola di Arturo, la Morante restituisce con profondità di sentimenti la vita e il vissuto di un bambino deprivato degli affetti più elementari: attraverso una relazione padre-figlio disfunzionale e l’assenza di cure materne. Emerge come la letteratura per l’infanzia sia la chiave della letteratura e come nelle parole de La Storia “Come se ormai tutta l’infanzia del mondo sia stata devastata in eterno e tutte le creature stuprate nei loro nidi”, la Morante lancia un forte monito contro la violenza e i crimini dell’uomo contro la parte più indifesa dell’umanità, ovvero i bambini, ahinoi, sempre attuale.
La diaspora
Infine, la studiosa Angela Scandaliato, scomparsa recentemente, scrive gli Aforismi per Elsa Morante tra ebraitudine e sicilitudine: doppia diversità e diaspora della postmodernità, cifra della letteratura della post modernità e chiave ermeneutica per indagare aspetti delle sue radici e del suo bagaglio culturale. Francesco Morante, discendente della famiglia della scrittrice, restituisce un quadro familiare fedele e interessante, dal titolo La famiglia Morante e la diaspora. All’interno del volume c’è una piccola postilla dal titolo Elsa Morante: l’autobiografismo e la psicoanalisi, in cui tra le altre cose si sottolinea come la Morante, con la sua scrittura e la sua arte abbia anticipato gli studi futuri della psicologia sperimentale, cogliendo aspetti nella relazione genitore-bambino e madre-bambino, contribuendo al connubio tra letteratura e scienza. Così dirà di sè, tra le altre cose, la Morante, nella scheda autobiografica in Ritratti su misura, Venezia, 1960: «…Al mondo più di tutto ama i bambini, il mare, e i gatti».
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