La trilogia “Rigenerazione” di Pat Barker è un evento letterario: tre romanzi sulla Grande Guerra, su poeti e medici, molti realmente esistiti, ma soprattutto su soldati feriti e decorati, fatti a pezzi mentalmente dagli eventi bellici, ricoverati in un sanitario psichiatrico scozzese. Una magnifica opera anti-bellica che però si regge sulle contraddizioni di giovani che ritengono le trincee terribili, eppure ne sentono la mancanza
Maestoso, mastodontico, magnifico. Iperboli che non danno pienamente la misura di un evento letterario, che merita d’essere acclamato, urlato ai quattro venti, segnalato come incredibile perfino presso i nemici. Orfano di Philip Roth, il traduttore Norman Gobetti ha chiuso il cerchio, riprendendo le vecchie traduzioni di due romanzi di Pat Barker, editi da Il Melangolo, Rigenerazione e L’occhio nella porta e rendendo in italiano il totalmente inedito La strada fantasma, vincitore del Man Booker Prize 1995; che in Italia non era stato più tradotto perché lo sconsigliavano le scarse vendite dei primi due titoli. Questo trittico – pubblicato in patria fra il 1991 e il 1995 – di impressionante potenza letteraria, ora riproposto in libreria da Einaudi Stile Libero, rende onore alla fama dell’ottantenne scrittrice britannica Pat Barker, collezionista di premi in patria, oltre che habitué dei piani alti delle classifiche di vendita, rilanciata da qualche anno in Italia, come raffinata autrice di cover omeriche: Il silenzio delle ragazze e Il pianto delle troiane hanno colpito l’immaginario di molti lettori e l’auspicio è che molti di essi siano trascinati verso un volumone, certamente il più rappresentativo della bibliografia di Pat Barker, con tre romanzi storici riuniti sotto il titolo Rigenerazione (864 pagine, 23 euro). Un’opera decisamente anti-bellica che catapulta subito chi la legge nel 1917, in piena prima guerra mondiale.
Le trincee della mente
La prima pagina lascia intendere chiaramente la direzione dei romanzi: è un appello scritto che si intitola “Basta con la guerra”. A firmarlo non è un soldato qualunque, ma il poeta Siegfried Sassoon, eroe di guerra, ferito e decorato; gli affibbieranno un esaurimento nervoso che ne segnerà destino e futuro. La ricostruzione storica è accuratissima, personaggi realmente esistiti sono i protagonisti (in un ospedale di guerra ci sono anche Robert Graves e Wilfred Owen, quest’ultimo per eccellenza il poeta inglese della prima guerra mondiale, che non sarebbe sopravvissuto a lungo, a differenza di Sassoon), e la “rigenerazione” a cui si fa riferimento è il ritorno alla normalità, i tentativi di curare militari fatti a pezzi, soprattutto psicologicamente dalla Grande guerra, di tirarli fuori dalle trincee della mente. E infatti altre figure di spicco della narrazione di Pat Barker sono il neurologo W. H. Rivers, instancabile e innovatore nella cura dei traumi, e il terapeuta Lewis Yealland, che non esitava a proporre per i suoi pazienti elettroschock. Pat Barker, però introduce anche personaggi (su tutti Billy Prior) ed episodi di pura immaginazione, scarto romanzesco che proietta questi suoi tre libri nell’Olimpo, fra i maggiori titoli pubblicati in Europa alla fine dello scorso millennio. Sfida nella sfida, ha spiegato la scrittrice, era ritrarre uomini e non donne, come in precedenza, quando era stato etichettata come scrittrice capace di scrivere solo del mondo femminile e di quello operaio. E, invece, l’autrice britannica è esemplare nel racconto della messinscena che è la nostra vita
Shock da bombardamento
Dalle notti di incubi ai dubbi sulla propria identità sessuale, dalle cicatrici alle umiliazioni, dai sentimenti ambigui alle metamorfosi dell’identità, allo sbriciolarsi delle certezze, all’evaporare delle verità, è molto ampio lo spettro evocato dall’autrice di Rigenerazione attraverso i giovani soldati intrappolati negli eventi bellici e alle prese, spesso, con shock da bombardamento. I pazienti del sanatorio psichiatrico scozzese di Craiglockhart, che hanno principalmente combattuto in Francia, sono silenti o comunque incapaci di raccontare quanto è accaduto loro al fronte. Con rara crudezza salta fuori il marcio della guerra (delle guerre di ogni tempo e luogo, a cominciare da quelle in corso adesso), le contraddizioni di chi al contempo è terrorizzato ed è tentato dal (tornare a) combattere. Vengono a galla rimorsi di coscienza (su tutti quelli di Rivers, che cura i soldati sostanzialmente per rimetterli in sesto e mandarli in prima linea) e sfiduciati soldati, quasi fantasmi, che tornano sul campo, in Francia, come Owen e Prior (anche agente dell’intelligence). Come se non bastasse l’opinione pubblica e la politica inglesi, che mettono in conto un disastro militare, prendono di mira e quasi cominciano una caccia all’uomo, contro gay e pacifisti…
Una maledetta attrazione
La Grande Guerra come spartiacque dell’umanità, come sconvolgente virata dei destini della maggior parte degli individui, con uno sguardo modernissimo, quello di Pat Barker: ecco quello che questo corposo volume restituisce, con i suoi umanissimi protagonisti, il disinvolto bisessuale Billy Prior, figlio della classe operaia (il cui peso specifico cresce quanto più avanti si va con la storia), medici e poeti dalle menti disturbate, generazioni dilaniate dal male. Nonostante il dolore e il terrore degli eventi bellici, conflitti fisici e psichici, quasi tutti i personaggi di Rigenerazione ne sono attratti maledettamente e continuano a cercare occasioni per tornare a combattere. È il caso nel terzo e ultimo volume di Billy Prior, che mantiene un’incontrollata voracità sessuale (tradendo Jane con molti uomini) e rinuncia a lavorare per il Ministero delle Munizioni, preferendo tornare a combattere in Francia, nonostante l’asma. Con una lingua che non si concede particolari giravolte. Pat Barker è capace di evocare con grande potenza le ultime battaglie del conflitto, ancor più tragiche perché la fine della guerra è dietro l’angolo, la pace è nell’aria, e mai come allora le morti sembrano ancora più inutili, la contrapposizione una vuota ossessione. La guerra, in questi tre libri, è bella anche se fa male, per citare il Principe.
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