Dal 25 al 29 settembre a Procida gli “Incontri Mediterranei”, promossi da Il Mulino, a cui parteciperà anche l’Associazione Italiana Editori. Circolano poco i libri nel Mediterraneo, una difficoltà di comunicazione che non riguarda solo la letteratura, ma diritti, scelte politiche e confine. Dall’isola di Arturo arriveranno idee in grado di cambiare i rapporti tra culture che si ignorano, pur guardandosi dentro lo stesso orizzonte…
I libri viaggiano. L’hanno sempre fatto e di certo non smettono ora, che viaggiano tanto anche gli scrittori e i lettori. Se guardiamo le nostre librerie o la nostra memoria, sono piene di libri stranieri. Però ecco, i nostri libri non vengono proprio da tutto il mondo. I viaggi, nostri e dei libri, sono ancora specchio dell’equilibrio, o meglio del disequilibrio, del potere e del denaro sul pianeta.
Viaggiano moltissimo i libri americani e inglesi, ma viaggiano verso l’Europa. Viaggiano i libri italiani, da un po’ di tempo parecchio verso i paesi dell’Est, ex Jugoslavia e ex impero austro ungarico. Viaggiano i libri europei, della vecchia Europa, Francia, Germania e Gran Bretagna. Viaggiano i libri indiani e pakistani, grazie ai rapporti con l’ex impero britannico.
E qualche libro più fortunato o audace viaggia dall’Africa, dall’Asia, dallo Sri Lanka, verso di noi. Credo assai meno libri nostri vadano in quei posti lontani, forse giusto quelli portati dall’élite internazionale, da alcuni nuovi ricchi, o dagli studiosi.
Gocce nel mare
Nel Mediterraneo, quella grande area di cui geograficamente siamo parte, i libri viaggiatori trovano molti stop, e quella circolazione che quando pensiamo all’Europa e all’America ci sembra naturale diventa molto meno fluida e ogni tanto si ferma del tutto.
Secondo uno studio dell’AIE, l’Associazione Italiana degli Editori, gli scambi con la sola Spagna corrispondono grosso modo alla somma degli scambi con tutti gli altri paesi che affacciano sul Mediterraneo. Compresi Turchia e Grecia.
E sapete qual è il libro che circola di più, nei paesi del mare nostrum?
Il conte di Montecristo. Chissà, la vendetta si consuma fredda e non stanca mai.
Nessuno o pochi di quei bestseller, nuovi fenomeni letterari, autori scoperta o anche libri legati al mondo del cinema e delle serie TV, che nel mondo occidentale fanno la parte del leone.
E ancora se pensiamo alle nostre librerie, quelle dove i libri si comprano come quelle in cui mettiamo i nostri libri, c’è forse qualcosa che arriva dall’area mediterranea? Pamuk perché ha vinto il Nobel, i gialli di Markaris e le poesie di Kavafis. Le mille e una notte. Tahar Ben Jelloun perché ci arriva dalla Francia. Azar Nafisi.
Gocce nel mare, e direi mai molto popolari.
Studiare le conseguenze
Ora è chiaro che questo viaggiare selettivo, questa impossibilità di raggiungere certi luoghi, non è priva di conseguenze.
E anche per studiare queste conseguenze dal 25 al 29 settembre a Procida si tengono gli Incontri Mediterranei (qui la pagina Facebook), promossi dall’editore Il Mulino (qui i dettagli) con la collaborazione di banca BPER.
“Non abbiamo studiato le stesse cose” ha esordito il professor Luigi Mascilli Migliorini, dell’Università di Napoli L’Orientale, chiamato a presentare gli Incontri a Milano al Laboratorio Formentini, la scorsa settimana.
Non abbiamo studiato le stesse cose, e quindi le parole che usiamo non hanno gli stessi sottintesi e gli stessi richiami, e quindi facciamo particolarmente fatica a capirci. E non soltanto quando si parla di letteratura, o di filosofia. Anche quando si parla di diritti, individuali e dei popoli, di scelte politiche, di confini.
Gli Incontri Mediterranei, nati come Summer school, sono alla XVIII edizione e con tanti e diversi scambi, più tutte le chiacchiere informali che la piccolissima isola renderà possibili, cercheranno proprio di capire come si possa aumentare la circolazione dei libri e creare un terreno comune su cui costruire dei rapporti migliori.
A proposito di censura…
A Milano intanto, alla conferenza stampa di presentazione, ha fatto delle belle considerazioni Vittorio Emanuele Parsi, professore di relazioni internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Considerazioni sulla censura, parecchio praticata nei paesi intorno al Mediterraneo, non propriamente democratici e talora dichiaratamente dittatoriali. Gli effetti della censura sono di lungo termine: in Unione Sovietica per 70 anni non sono stati ammessi testi che provenivano dall’occidente, anche in materie scientifiche ed economiche. Solo i grandi capi si facevano tradurre privatamente i principali testi occidentali, giusto per sapere chi avevano di fronte o per nemico. Il resto della popolazione, anche gli studiosi, gli insegnanti, gli scienziati, sono cresciuti in una cultura autarchica. Quindi se si guarda alla Russia di oggi si vede come stia scontando 100 anni di ignoranza, in senso letterale, della produzione culturale e scientifica dell’occidente.
Possiamo quindi immaginare quali siano i risultati della censura dei regimi più o meno profondamente totalitari del medio Oriente.
E del resto pure noi in occidente conosciamo forme più modeste, ma sempre attribuibili al concetto di censura: basta pensare alla recente ondata di revisione di testi ritenuti non abbastanza politically correct.
Il Forum dell’AIE
Agli Incontri Mediterranei parteciperà anche l’AIE, che sta monitorando il traffico di libri tra i paesi che affacciano sul nostro mare. Perché è ovvio che i libri viaggiano grazie alle traduzioni e al lavoro degli editori, che devono capire le due culture, quella di provenienza e quella di arrivo. Immaginando una sorta di cerchio che parte dalla Spagna, passa dal Libano, dalla Turchia e dalla Grecia, per richiudersi accogliendo l’Italia, l’AIE ha attivato il Forum del Mediterraneo, che cercherà di promuovere l’impegno degli editori a incrementare la circolazione dei libri in quest’area.
Insomma potrebbe succedere che dall’isoletta che fu di Arturo, da cui Arturo se ne andò arrabbiato in cerca di fortuna e di affetto, da questa isoletta piccina e isolata partano idee e slanci e possibilità in grado di cambiare i rapporti tra le culture che al momento si ignorano pur guardandosi dentro lo stesso orizzonte.
E potrebbe succedere che i libri si mettano a viaggiare verso e da il medio Oriente con nuovo vigore e nuova passione.
Ce lo possiamo augurare, nel frattempo.