Le donne di Giovanna Di Marco, due facce della stessa… Sicilia

“La sperta e la babba” di Giovanna Di Marco è un dittico di racconti – diversi fra loro, a cominciare dalla lingua – che presenta le diverse anime della Sicilia, attraverso le due figure protagoniste: da una parte la tirannica, esuberante e concreta Lucia, dall’altra l’idealista e sognatrice Concetta, che insegue gli ideali socialisti. Entrambe attraversano la storia del ventesimo secolo, sognando un futuro migliore

Un dittico d’altri tempi, due storie del passato, due “eroine” diversissime fra loro, gli ideali che restano da una parte e le idee che passano dall’altra, due facce della stessa medaglia, l’Isola al centro del Mediterraneo, la Sicilia. Un libro curato nei particolari, come da consuetudine per la casa editrice Caffè Orchidea, con l’editing di Francesco Borrasso. La palermitana Giovanna Di Marco, per il suo debutto, è stata “coccolata” da una sigla indipendente che pubblica, benissimo, pochi titoli. E ha ripagato la fiducia con un volume che cerca di non somigliare a questo o quel modello che vanno per la maggiore, ma va per la sua strada.

Ordinarie ed esemplari

La sperta e la babba (186 pagine, 18 euro) è il titolo del libro di Giovanna Di Marco, una citazione da Bufalino, ma soprattutto la sintesi dell’indole e delle azioni, dei pensieri e delle parole, delle rispettive figure su cui si reggono le due storie che compongono il volume. Giovanna Di Marco non ha paura, linguisticamente, di affrontare saliscendi, di sapere dosare linguaggio raffinato e dialetto, di affrontare quotidianità spicciola e massimi sistemi, in due vite ordinarie eppure esemplari.

La tiranna e la militante

La furba, la spietata Lucia, protagonista del primo racconto, in terza persona (La sperta, con tanto di glossario siciliano), è una figlia del popolo, concreta ed esuberante che s’arrabatta e tiene botta ai colpi del destino sulla sua variopinta famiglia, che da Caltanissetta si trasferisce a Palermo. Nel secondo racconto, La socialista, spicca Concetta, in un Comune alle porte di Palermo, Piana degli Albanesi (che prima di Mussolini si chiamava Piana dei Greci) e in una a comunità arbëresh (con tanto di glossario). Rapace, superstiziosa, desiderosa di un’ascesa sociale, sempre, sotto le bombe, contro Mussolini, alle prese col terremoto, la prima, Lucia, «un generale, un politico, uno stratega che non aveva potuto spandere il suo dominio nella vita pubblica, ma lo esercitava nel privato». Una tiranna, che vivrà un malinconico autunno. Ha sete di giustizia e crede nella lotta, la protagonista del secondo racconto (scritta in prima persona), Concetta, che vive in una comunità ancestrale e contadina, e attraversa la strage di Portella della Ginestra, ereditando la passione politica dal padre: una giovane donna che ha fiducia nel cambiamento e sogna un futuro migliore, salvo scivolare alla distanza nel gorgo del disincanto.

Microcosmi

La sorpresa è il quadro di insieme che emerge da questo paio di racconti, una Sicilia multiforme e sfaccettata, fra tenace matriarcato e diritti da coltivare, fra orgoglio contro i soprusi e ricerca di identità e di riscatto. Una Sicilia di microcosmi che attraversa il ventesimo secolo, plasmata dalle mani di una scrittrice promettente ma già in spolvero quale è Giovanna Di Marco. Un nome da tenere d’occhio, una promessa da mantenere.

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