A cinquant’anni dal golpe dei militari di Pinochet in Cile, rilanciata l’inchiesta di Patricia Verdugo, “Salvador Allende. Una congiura della Casa Bianca”. Una ricostruzione figlia di carte desecretate negli Usa – emergono manovre dei servizi segreti e delle più alte istituzioni a stelle e strisce – e del dramma della dittatura vissuta in prima persona dalla giornalista, che scrive in modo agile e appassionato…
Nel cinquantesimo anniversario del golpe cileno, guidato l’11 settembre 1973 da Augusto Pinochet, la casa editrice Bietti riporta in libreria l’inchiesta di Patricia Verdugo, Salvador Allende. Una congiura della Casa Bianca (220 pagine, 20 euro) nella traduzione di Pino Cimò.
Documenti declassificati
Ripubblicato a distanza di vent’anni dalla prima edizione italiana (Baldini Castoldi Dalai, 2003), il libro della scrittrice e giornalista cilena, nota in tutto il mondo per aver denunciato i crimini del regime instauratosi a partire dal colpo di stato, si concentra sul ruolo ricoperto dagli Stati Uniti nella destituzione di Salvador Allende, che guidò il paese dal 1970 al 1973, spianando la strada all’ascesa del generale delle Forze Armate. Una ricostruzione che attinge principalmente ai documenti redatti dalla commissione parlamentare d’inchiesta statunitense presieduta dal senatore Church (la Commissione Church) – declassificati durante la presidenza di Bill Clinton – che, in seguito alle denunce su quanto accaduto in Cile, esaminò le attività della CIA legate a operazioni governative e pubblicò nel 1975 un rapporto finale dal titolo “Cover Action in Chile 1963-1973”.
È a partire da questi documenti che Verdugo fornisce un resoconto della frenetica attività di Nixon e Kissinger, condotta nel triennio della Presidenza Allende, che ebbe come obiettivo quello di contrastare quella che considerava la principale minaccia marxista dell’America Latina, ovvero un governo nato per via democratica e per questo ritenuto ancor più pericoloso rispetto a quello cubano di Fidel Castro.
Lo scheletro di un’inchiesta
Verbali di riunioni, memorandum e trascrizioni telefoniche costituiscono così lo scheletro narrativo di un’inchiesta che svela e ricostruisce il progetto della Casa Bianca che, tramite il lavoro della CIA e dei suoi agenti di stanza a Santiago, poté contare sul coinvolgimento dei vertici militari cileni, degli imprenditori e delle multinazionali, dei giornali e delle radio e, non per ultime, delle organizzazioni estremiste di destra e di sinistra che contribuirono all’instaurazione di un clima di terrore nel paese.
Un piano attuato nell’ombra di Langley – la Presidenza degli Stati Uniti scelse sempre di mantenere nei confronti del governo Allende un atteggiamento pubblico che fosse “corretto ma freddo” – che Verdugo ricostruisce raccontando la figura di Henry Kissinger, la costituzione e il ruolo del Comitato Quaranta, che finanziò molte delle azioni di contrasto al presidente cileno, l’omicidio del generale Schneider, che portò alla ribalta Pinochet, il potere dei media e il ruolo della testata “El Mercurio”.
Documenti e racconti di vita
Caratterizzato da una scrittura agile e appassionata, il libro di Verdugo si arricchisce anche delle testimonianze di chi ha vissuto al fianco di Salvador Allende, dei componenti della sua famiglia, dei suoi collaboratori e dei giornalisti attivi in quel periodo. Il risultato è un’inchiesta che mette insieme eventi storici e storie individuali, che mescola documenti ufficiali e racconti di vita vissuta, che attraversa il percorso umano e politico di Salvador Allende: dalle prime campagne elettorali all’attacco della Moneda dell’11 settembre 1973.
È alla luce di questa scelta narrativa che Verdugo sceglie di partecipare al racconto ricostruendo gli eventi ma anche divenendo portavoce di chi ha vissuto in prima persona il dramma della dittatura; è emblematico in tal senso il ricorrente “noi cileni”, più volte usato dalla scrittrice.
Il sacrificio di un presidente coraggioso
Salvador Allende. Una congiura della Casa Bianca è anche il ritratto della figura del medico divenuto Presidente. Un racconto senza sconti dell’uomo che sognò l’unità della sinistra nel suo paese, riuscendo a realizzarla solo in parte, e che lottò per il miglioramento delle condizioni del Cile e dei cileni e che amò il suo popolo al punto di decidere di indire un plebiscito sulla sua permanenza alla guida del Paese. Un uomo ostinato, leale e coraggioso che scelse di non abbandonare la Moneda durante i bombardamenti delle Forza Armate e che, fino alla fine, si rivolse direttamente ai cileni con un ultimo messaggio, trasmesso via radio, nel quale si congedò con l’indimenticabile frase: «Sono certo che il mio sacrificio non sarà inutile».
Ad aprire e chiudere l’edizione edita da Bietti due interessanti interventi di Massimiliano Scuriatti, curatore della collana: un’introduzione sulla vicenda Allende e sulla figura di Patricia Verdugo e, in conclusione, un dialogo sui fatti narrati con Antonio Avéralo, poeta cileno arrivato in Italia nel 1975 come rifugiato politico.
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