Vins Gallico torna al romanzo e alla Calabria con “Il dio dello stretto”, noir serrato che ha come protagonista un giovane pm, Mimmo Castelli, destinato a diventare un personaggio seriale. Dietro enigmi da sciogliere e misteri da svelare, domande complesse su fede e giustizia, sui rapporti tra imprenditoria e ‘ndrangheta, sul labile confine fra bene e male. Ecco la sua videointervista
«La giustizia è veramente giusta? E può un uomo buono e giusto essere anche un giudice? La malattia per un credente è una benedizione, una grazia, o come per molti altri una maledizione, una punizione o una casualità?». Sono alcune delle domande che emergono di slancio dalla lettura di un romanzo pubblicato da Fandango Libri, Il dio dello stretto (352 pagine, 19 euro) di Vins Gallico, per bocca del suo stesso autore, che farà del pm Mimmo Castelli – giovane di fede cattolica – un personaggio seriale. In questo primo episodio, pubblicato da Fandango Libri, quello che apparentemente è un noir ben congegnato, che fila, cattura e porta via il lettore, in una Calabria luminosa e di mare (alla Izzo, in controtendenza con un’immagine montana e aspra di tanta letteratura e non solo…), si risolve in una riflessione serrata sulla rete dei rapporti tra imprenditoria e ‘ndrangheta, sulle zone grigie tra bene e male.
«Il dio dello stretto è un tentativo – osserva Vins Gallico, di cui avevamo ospitato qui un consiglio di lettura – di fare anche un romanzo sulla bellezza e sulla bruttezza. Lo Stretto è un luogo bello, spettacolare, magnetico, ma è anche un luogo in cui sono presenti ecomostri. Questo romanzo ci dice: occhio, certe volte ci possiamo assuefare alla bellezza, come alla bruttezza, Il dio dello Stretto? Un titolo con capacità multistrato, può includere il dio cattolico, il pm che si innalza sugli altri per giudicarli, o la ‘ndrangheta, o un genius loci, ma forse è un dubbio che si risolverà nel prossimo romanzo, questa è una storia che vorrebbe avere una sua serialità…».
Qui la videointervista integrale, buona visione