Un raffinato gioco letterario, con un continuo cambio di prospettive e una struttura a scatole cinesi. Ecco cosa è “Volti nella folla” primo romanzo di Valeria Luiselli, certezza delle lettere a livello planetario. Un libro indelebile e inquietante, dove gli spettri provano a prendersi la scena…
Archivio dei bambini perduti ha consegnato al mondo una scrittrice di riferimento per il XXI secolo, ma che qualcosa di speciale si sarebbe avvertito nell’aria, a distanza di qualche anno, poteva captarsi anche con il romanzo di debutto della messicana, figlia di un italiano, Valeria Luiselli, un volume scritto in spagnolo, a differenza del suo titolo più recente e famoso, “nato” in inglese. Valeria Luiselli, che ha da qualche giorno compiuto quarant’anni, da una decina d’anni è il nome di punta, in Italia, della casa editrice La Nuova Frontiera, la dimostrazione che certe scommesse delle sigle indipendenti portate avanti con coerenza e fiducia possono trasformarsi in certezze assolute. E che nascono amicizie – come quella fra Valeria Luiselli, l’editore Lorenzo Ribaldi e tutta la squadra de La Nuova Frontiera – che vanno oltre i ragionamenti editoriali, economici e quant’altro.
Frammenti, citazioni e numi tutelari
Il libro di esordio di Valeria Luiselli è Volti nella folla (182 pagine, 16,90 euro), che torna con successo in una nuova ennesima edizione, sempre con la traduzione impeccabile di Elisa Tramontin. Un romanzo che si configura in fretta come un raffinato, e anche assurdo, gioco letterario, tra sfilacciati frammenti poetici, citazioni e numi tutelari (da Pound e Hemingway, da Garcia Lorca a Dickinson), fra due piani temporali e una protagonista incarnata in due possibili esistenze: tra un presente complesso a Città del Messico e un passato sregolato e rimpianto a New York, una madre (di due figli piccoli) e moglie (di un architetto, forse “impegnato” in una relazione adultera) che prova a scrivere un romanzo «silenzioso» (poiché scritto la notte, quando i bimbi dormono), e una editor di una piccola casa statunitense, più giovane e certamente più spensierata, che immagina lo stesso libro. Le pagine che lascia in giro fanno ingelosire il consorte…
Quel poeta, ossessione invadente
Stati Uniti-Messico, vero-falso, sogno-realtà, ironia-malinconia, sono solo alcune delle contrapposizioni su cui si regge quasi ogni singola pagina di questo romanzo di Valeria Luiselli, che non si risolve nella doppia linea narrativa che ha al centro la protagonista. C’è di mezzo un traduttore che indaga su Gilberto Owen, poeta messicano, realmente, morto nemmeno cinquantenne a metà Novecento. E c’è lo stesso Owen, “inquadrato” negli anni Trenta, negli Usa, che pian piano invecchia e diventa cieco, una specie di fantasma e di “doppio” della protagonista, alle prese con situazioni e sentimenti analoghi. Il continuo cambio di prospettive e una struttura a scatole cinesi, uniti a una lingua brillante ed evocativa, a massicce dosi di ambizione e a sentimenti agrodolci fanno di Volti nella folla un romanzo indelebile e prezioso, onirico e inquietante, proprio immenso nella prima parte e che tiene botta alla distanza, una storia di spettri che esigono di esistere, è il caso di Owen, ossessione invadente, che prova a rubare la scena alla voce narrante, prendendo la parola, e alternandosi con lei.
Ombre concrete e individui evanescenti
È il debutto di una campionessa del postmoderno, questo romanzo, che fa pensare a Cortázar più che a Bolaño. Libro complesso, di una scrittrice dotatissima, piena di stile, che non blandisce i lettori, ma li mette in difficoltà con richiami letterari e metaletterari, con un gioco d’incastri in bilico fra reale e finzione, con identità frantumate, con ombre concrete e individui evanescenti, con una moltitudine di volti sconosciuti, con dichiarazioni di poetica disseminate fra dialoghi, ritmo sincopato e frasi che incantano. Non ne ricopio qui nemmeno una, andatele a scoprire da soli…
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