“Cronache private” è il coraggioso romanzo d’esordio di Valentina Parasecolo, che trasfigura un efferato delitto del 1969, vittima un ragazzino, e racconta uno storico fondamentale passaggio della storia della prima repubblica: “Parto da eventi reali – spiega in questa videointervista – ma il mio è un racconto fantastico perché…”
Ci vogliono sfrontatezza e preparazione per affrontare, da esordiente, la stesura di un romanzone storico che gira, principalmente, attorno al 1969 e a un delitto che, romanzato, diede il la alla stagione degli anni di piombo. Valentina Parasecolo, giornalista che lavora al Parlamento europeo, ha dimostrato di avere queste doti, scrivendo e pubblicando per Marsilio, il romanzo di debutto Cronache private (496 pagine, 21 euro).
«Sono rimasta folgorata – racconta Valentina Parasecolo – da un documentario sull’omicidio di Ermanno Lavorini. Mi sembra che sia un tassello della storia repubblicana che spiega in maniera molto interessante, oltre che tragica, il passaggio tra gli anni del boom e dli anni di piombo. Ha avuto un impatto molto forte sulla società e su chi siamo, un caso che si è intrecciato con la politica dell’epoca, con la storia della prima repubblica».
È un romanzo, quello di Valentina Parasecolo che parte da dati reali, storici, alcuni sembrano anche eccessivi, assurdi, ma l’autrice umbra assicura di aver lavorato per contenerli e smussarli. Eppure, pur allestendo una trama complessa su un fatto realmente accaduto – pur mettendo nel mirino le dinamiche di certo giornalismo e di certa magistratura, fra depistaggi, manipolazioni e macchine del fango ante-litteram – Cronache private lancia certi… segnali.
Gran parte dello scenario del romanzo è una cittadina immaginaria, Ferso, collocata fra Umbria e Lazio. Una cittadina immaginaria come tante altre nella letteratura, da Macondo a Vigata. «Un luogo feticcio – precisa Valentina Parasecolo – che mi piacerebbe fare rivivere anche in altri libri. È una sorta di omaggio a Calvino, un riferimento alla letteratura legata al fantastico, nonostante si parli di realtà, giornalismo, problemi concreti, reali, sociali, guardo al fantastico che mi riporta a una tendenza della letteratura italiana degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, che ha avuto meno successo negli ultimi anni…».
Qui la videointervista integrale, buona visione