“Storia di un uomo vescica” di Dejanira Bada racconta come, in un individuo comunissimo, l’epopea di un’insieme di emozioni, traumi e dolori si possano… somatizzare in una vescica. E far trovare il coraggio per guardare in faccia la verità
Accostarlo al racconto La Metamorfosi di Franz Kafka è fin troppo facile, eppure è quasi inevitabile. Perché Storia di un uomo vescica (180 pagine, 15 euro), scritto da Dejanira Bada, edito dalla sigla catanese Villaggio Maori, in fin dei conti è la storia di una trasformazione, fisica e psicologica, è l’epopea di un’insieme di emozioni, traumi e dolori che si somatizzano in una vescica, in una placenta uterina in cui il protagonista, l’ordinario Maurizio Beltrami, viene avviluppato, risucchiato, fagocitato. Attraverso questa sorta di liquido amniotico, dove verrà sospesa la sua vita, il giovane impiegato milanese troverà nuova linfa per vivere, ma soprattutto il coraggio per guardare in faccia la verità.
Uno psichiatra e l’amore
L’aiuto di uno psichiatra gli consentirà di liberarsi di alcuni fantasmi del passato, di prendere le distanze da una madre troppo invadente e, persino, di trovare l’amore, sperimentando l’esperienza della convivenza. Ma l’umoralità di Maurizio è un magma confuso che lo porterà nuovamente a scontrarsi con le sue paure e i suoi deliri, anche quando tutto sembra volgere per il meglio e ogni cosa pare trovare la sua giusta dimensione.
Dermatologica… apprensione
Sebbene manchi un linguaggio particolarmente accattivante, che tutto sommato si appiattisce in una scrittura poco luminosa, spicca comunque una originalità narrativa che, mediante l’espediente della vescica, ci pone innanzi a tutti i nostri non detti, alle nostre frustrazioni, alle nostre incapacità con le quali facciamo i conti anche se, il più delle volte, cerchiamo inutilmente di non affrontarle. Da leggere, con dermatologica apprensione.
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