“Diari della pandemia” è il sottotitolo di “Arresti domiciliari”, delizioso libretto di Alan Bennett. Uno spaccato della vita del grande commediografo, tra ricordi giovanili e momenti del presente. Il lockdown non modifica le abitudini, né fa perdere il gusto per le battute spietate, a cominciare da quelle contro l’ex premier britannico
Graffianti, folgoranti, irriverenti. Coloro, gli scrittori soprattutto, che lo sono da sempre, non smetteranno di esserlo mai. Questione di Dna. Scrittore, sceneggiatore e commediografo quasi novantenne, il britannico Alan Bennett è tornato in libreria, sempre per Adelphi, con Arresti domiciliari (63 pagine, 5 euro), per la collana Microgrammi. È il diario di poco più di un anno, tra il 2020 e il 2021. Non tempi qualunque, ma quelli del lockdown. L’isolamento, per lui, è relativo, le non buone condizioni di salute, a causa dell’artrite, lo costringono abitualmente a barricarsi in casa e a lavorare, da lì, all’allestimento dei suoi copioni nei teatri di mezzo mondo. La memoria (perfino scampagnate a caccia di mirtilli e more) e la vecchiaia fanno capolino, mentre il mondo gira a vuoto a causa del Covid-19, e il premier Boris Johnson – non esattamente un punto di riferimento per Alan Bennet, che lo considera a dir poco inadeguato – fa discorsi alla nazione.
È un pessimo oratore e parlatore in generale, fa quasi pena.
Acciacchi e arguzia
Gli acciacchi non minano l’arguzia di Alan Bennett («Venerdì santo, quest’anno Pilato non è il solo a lavarsi le mani»), che racconta il tran tran quotidiano, la convivenza con il premuroso compagno Rupert (che porta biscotti e tazze di the e caffè), nella casa di Londra, la gioventù da «conservatore» e «cristiano», perfino una specie di resa dei conti con la terra d’origine, Leeds, nello Yorkshire. Alan Bennett riesce a raccontare con grazia e originalità la chiusura di una storica libreria, come un giro dell’isolato, come l’articolo letto su un supplemento letterario. Quando meno se l’aspetta il lettore viene trafitto da un motto di spirito, da un’osservazione divergente, da un commento salace.
Gite del passato, gite del presente
Cinismo e stilettate (anche contro Trump, di nuovo contro Johnson), comunque, cedono il passo alla nostalgia, quella con cui Alan Bennett racconta le gite domenicali con la famiglia d’origine e le sfortunate battute di pesca del padre, la passeggiata post-pandemia nei luoghi d’origine, cambiati eppure uguali. Non sarebbe stato male continuare la lettura, un assaggio troppo breve…
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