Tornatore, quando la Politica non era una cosa sporca..

Un libro singolare che, attraverso diciotto interviste realizzate nei primi anni Novanta, rievoca anni cruciali del dopoguerra. Gli sguardi di uomini e donne di partito (Pci o Dc) raccolti in “All’èpica. C’era una volta la politica” da Giuseppe Tornatore, conducono a un tempo in cui si faceva politica per cambiare in meglio il mondo

All’èpica. C’era una volta la politica (528 pagine, 14,90 euro) di Giuseppe Tornatore, per i tipi di Albatros, è un saggio speciale del cineasta siciliano, vincitore dell’Oscar, miglior film straniero nel 1990, con Nuovo Cinema Paradiso e di altri prestigiosi riconoscimenti, dal Golden Globe, al Festival di Cannes, fino ai David di Donatello. L’autore avverte che il libro non ambisce allo status letterario:«Questa pubblicazione è tutto e non è niente… non è un libro storico e non è neanche un romanzo, non  un soggetto cinematografico e nemmeno un saggio e forse è un po’ di tutte queste cose insieme». Il titolo traduce, in maniera libera e personale la parola dialettale siciliana all’iebbica, per dire all’epoca, senza addentrarsi nella ricerca etimologica e linguistica. Si tratta di un’epopea di vincitori nella lotta contro la miseria, lo sfruttamento e l’arretratezza del popolo siciliano, nel dopoguerra. La battaglia politica, nel senso più autentico e originario del termine, portata avanti da uomini e donne del popolo, fedeli agli ideali di libertà e giustizia sociale che con l’impegno politico si potevano ottenere, per tutti e ciascuno.

Gli anni cruciali del dopoguerra

Diciotto interviste, fatte tra il 1990 e il 1993, dopo la svolta della Bolognina e parimenti gli anni di Tangentopoli, anni in cui la politica era considerata un simbolo di ignominia. Le interviste sono rivolte a dei protagonisti e attivisti politici, di militanza comunista e non, degli anni cruciali del dopoguerra, ex combattenti, impegnati nelle lotte contadine ed operaie, c’è ad esempio il tipografo Salvatore Lo Piccolo, che i partiti chiamavano perfino la notte. A raccontarsi sono per l’appunto uomini e donne del popolo che hanno rivestito incarichi nelle sezioni del Partito Comunista o della DC, di provincia, molti dei quali rimarranno nei loro stessi paesi di origine (Bagheria, Villalba, Ribera, Castellana Sicula, per esempio), in alcuni casi divenendo sindaci (Lumia, Genovese, Carapezza, Speciale, per citarne qualcuno). Fra questi, ci sono anche dei giornalisti, de La Voce della Sicilia, Giuseppe Speciale, Franco Grasso e pure Franco Rinaudo ed Emanuele Macaluso, direttore de L’Unità, c’è Rosolino Cottone, il partigiano Esempio, c’è Giuseppe Miceli, deportato nei campi di concentramento. Ci sono donne e uomini di partito che diverranno, deputati, senatori, professori universitari. Ci sono, fra gli altri, anche Francesco Renda, Girolamo Scaturro, Maria Domina, Mimmo Drago, Gustavo Genovese, Giuseppe Tornatore, Salvatore Lo Piccolo, Napoleone Colajanni, Lucia Mezzasalma, raccontano la loro esperienza politica, la militanza, il partito, i successi e le delusioni.

Quel film mai realizzato

Come dirà l’autore al primo dei suoi intervistati: “Sono alla ricerca dei profumi, i rumori, gli odori, tra coloro che hanno vissuto quell’epoca”, cercando la storia scritta dagli uomini comuni, protagonisti della storia non ufficiale del Partito comunista, storia che non ha raccontato nessuno e che solo chi l’ha vissuta in prima persona può rievocare, come dono generoso agli altri e a futura memoria. Il libro, sicuramente, muove da un’esigenza interiore e storico-sociale dell’autore, con l’idea iniziale di realizzare un film sulla Politica. Tornatore aveva perfino scritto il soggetto, collaborato da Gianni Riotta, come racconta lo stesso nella sua introduzione. Il film non è stato mai realizzato, forse perché come gli dice Cecchi Gori,“l’è bello, ma vi son troppe bandiere rosse” o forse perché un film sulla politica, attualmente non interessa nessuno. Tuttavia i materali tornarono utili a Tornatore per la realizzazione del film Baarìa. Le interviste raccolte ai protagonisti della lotta e della militanza, nelle province di Palermo, Caltanissetta e Agrigento, danno un grande contributo alla comprensione di un momento storico fondamentale alla crescita sociale, culturale, economica, umana, tout court, dei Siciliani e dell’Italia tutta.

Una lotta di liberazione dalla miseria

Uomini e donne che hanno creduto fortemente nella Politica, nella sua promessa di riscatto sociale e umano, per i valori di giustizia sociale che portava in grembo e per la capacità di cambiare il mondo, rendendolo migliore. Per molti l’attivismo comunista fu una campagna di educazione al rispetto della persona, nei quartieri poveri di Palermo, assediati dal degrado, insidiati dall’ignoranza, dalla fame e dalla mafia. I nostri protagonisti insegnavano perfino a scrivere alla povera gente, nelle sezioni di partito, guidando le donne nella lotta per la casa, per l’acqua e per la consapevolezza della maternità. Insomma, l’epopea di questi uomini e donne, protagonisti di all’èpica. C’era una volta la politica, è una lotta di liberazione dalla miseria e dalle prepotenze dei ricchi proprietari terrieri e dalla mafia. Tra gli intervistati, due donne: Lucia Mezzasalma di Valledolmo e Maria Domina di Castellana Sicula, contadine madonite, antifasciste. Lucia, attivista del PC, della CGIL e fondatrice dell’UDI a Palermo, protagonista delle lotte contadine, insieme alla sorella Concetta e a Pio La Torre; Maria, proveniente dall’Azione cattolica, approda poi al PCI e alla CGIL.

Amicizia e giustizia sociale

Ciascuno dei militanti ha aperto il cassetto dei ricordi e ha restituito la memoria storica di chi quel periodo lo ha vissuto in prima persona, con impegno e passione, fedeli all’idea di progresso e di miglioramento delle sorti umane e italiche, in nome del valore antico e originale della Politica, ovvero il bene comune e l’organizzazione della comunità, attorno all’idea dell’Amicizia tra gli uomini, di antica e filosofica memoria. Le narrazioni si fanno ora poetiche, ora comiche, ora drammatiche, legando il lettore al libro, trasportandolo dentro i tempi che furono, dando peraltro conto di fatti di cui i libri di Storia parlano poco o talvolta per niente, per esempio le stragi di Palermo del 19 ottobre 1944 (la strage del pane), o dell’8 luglio 1960. È un dono generoso e prezioso degli intervistati e dell’autore a tutti gli assetati di sapere e di giustizia sociale e di quei valori che la politica porta o dovrebbe portare in sé. Oggi cosa sia rimasto di questi valori, possiamo chiedercelo tutti insieme e provare a darne risposta o forse meglio, da quella risposta, potremmo anche ripartire insieme, nel rifondare la Politica, con la P maiuscola.

È possibile ordinare questo e altri libri presso Dadabio, qui i contatti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *