Terzo capitolo di una trilogia ideale, “Un oceano senza sponde” di Scott Spencer riprende i tratti distintivi delle sue opere, con una scrittura carica di immagini e ricca di suggestioni. Una relazione dai confini mai realmente chiariti unisce Kip e Thaddeus, amici sin dai tempi del college: due lati della stessa medaglia, tra rassegnazione e rifiuto ostinato del fallimento
Un’ossessione d’amore lunga trent’anni, un equilibrio immutabile che improvvisamente cambia innescando conseguenze inaspettate. Si può riassumere così la storia narrata da Scott Spencer in Un oceano senza sponde (350 pagine, 17 euro), romanzo pubblicato nel 2022 e edito in Italia da Sellerio nella traduzione di Assunta Martinese.
Al centro della vicenda – che si svolge tra il 1997 e il 2003, con un continuo andirivieni tra i ricordi di tre decenni – ci sono Christopher Woods, per tutti Kip, e Thaddeus Kauffman, amici sin dal tempo del college e uniti da una relazione dai confini mai completamente chiariti.
Un tormento esistenziale
Voce narrante della storia è Kip, benestante impiegato di una società di investimenti newyorkese e da sempre segretamente innamorato di Thaddeus, che sin dalle prime pagine del romanzo proietta il lettore al centro del proprio tormento esistenziale. La storia, infatti, prende il via dall’attesa di una sentenza che decreterà una pena da scontare per un crimine ignoto e che verrà svelato soltanto nel finale. Altro protagonista è Thaddeus, aspirante scrittore, ex sceneggiatore di successo (grazie al film Ostaggi) che al momento dei fatti narrati attraversa una crisi finanziaria che lo espone al rischio di perdere la propria casa. Sarà proprio la richiesta d’aiuto che rivolgerà a Kip a stravolgere il silente ordine che regola il rapporto tra i due, divenendo l’elemento che ne muterà il corso e la natura.
Un Gatsby senza struggimenti lancinanti
Kip accetterà, infatti, di sostenere economicamente l’amico, acquistando una porzione di Orkney, residenza sulle rive del fiume Hudson nella quale Thaddeus vive insieme alla propria famiglia (composta dalla moglie Grace e dai figli David e Emma) e nella quale abita anche Jennings, figlio dell’ex custode a cui lui stesso ha donato una porzione della proprietà. Vissuta e frequentata da una corte di personaggi che Thaddeus di tanto in tanto riunisce con l’intento di accaparrarsi la loro amicizia, Orkey costituisce per lui un vero e proprio progetto identitario: un luogo che ne rispecchia la personalità, le inclinazioni e le stagioni della vita, un posto in cui – come ricorda Kip – “poteva essere un Gatsby senza struggimenti lancinanti”.
Un amore parziale
Insicuri, perennemente mimetizzati tra le pieghe della vita e attraversati dalla paura di non essere amati, Kip e Thaddeus costituiscono per molti versi due lati della stessa medaglia. Entrambi sono testimoni, e allo stesso tempo interpreti, di un amore parziale che si manifesta con l’incapacità di dichiarare al mondo la propria identità, e di svelarsi alla persona amata, e con l’impossibilità di rassegnarsi a un destino di non amabilità; un’ossessione comune, anche se dotata di sfumature diverse, che trova forma in un sentimento in cui non esistono distanze tra la rassegnazione (“se l’amore è in una nave che affonda, vuoi inabissarti con lei”, dirà Kip) e il rifiuto ostinato del fallimento.
Ecco, dunque, che neanche il dubbio (che pure a un certo punto si paleserà) di aver sprecato la propria vita allontanerà Kip dal baratro, così come la tentazione del compiacimento e quella di salvare sé stesso (e l’immagine di sé costruita) lascerà mai Thaddeus. Costi quel che costi, la scelta di non tirarsi indietro li condannerà al perenne perpetuarsi della mancanza d’amore.
Caratterizzato da una scrittura carica di immagini e ricca di suggestioni, Un oceano senza sponde mette ancora una volta nero su bianco i temi cari a Scott Spencer. Tornano tutti i tratti distintivi e gli elementi caratterizzanti della sua narrazione: l’ossessione amorosa di Un amore senza fine, il perenne ed incolmabile bisogno d’amore di Una nave di carta e con essi la rappresentazione di quel sottile filo che lega amore e tragedia, eros e thanatos.
Il desiderio avanti all’infinito
Nel suo ultimo romanzo Spencer disegna un’antologia variegata di personaggi, un’umanità accomunata dall’ossessione d’amore e dal bisogno di riceverlo. Ne solo colpiti tutti: non solo Kip e Thaddeus ma anche Grace, che esposta dal marito alla solitudine e all’invisibilità cede alle lusinghe di Jennings; Emma, che ingozzandosi sfama il bisogno di attenzioni, inconsapevole del segreto che la riguarda; le famiglie Kauffmann e Woods, incapaci rispettivamente di prendersi cura del proprio figlio e di verbalizzare l’amore provato. Sullo sfondo il racconto di una società – quella americana del pre e dell’immediato post 11 settembre – schiava del successo e del denaro, ma anche la rappresentazione della solitudine, del desiderio irrealizzato (ancora Kip, dirà: “quando versi in uno stato di brama inappagata, il desiderio va avanti all’infinito, come un oceano senza sponde”) e della fugacità delle relazioni e del sesso.
Terzo capitolo della trilogia ideale pubblicata da Sellerio, Un oceano senza sponde è un romanzo che indaga l’animo umano e con esso il dolore della scoperta e lo stupore generato dal compimento delle scelte rimandate che, in un batter d’occhio, possono cambiare l’ordine della vita. Un racconto circolare che si conclude rispondendo alle domande da cui ha preso il via e che trova nel commiato l’unica risposta possibile all’ossessione.
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