Decanta e addomestica il marciume della vita, Louis-Ferdinand Céline in “Guerra”, libro recentemente ritrovato e pubblicato. Pagine dagli echi autobiografici, in cui parla un soldato ferito nella Grande Guerra, senza finzioni e senza frivolezze
Poco più che una stesura, un agglomerato di pagine dal nome bellicoso: Guerra (160 pagine, 18 euro) di Louis-Ferdinand Céline, edito da Adelphi nella traduzione di Ottavio Fatica, è un brogliaccio andato perduto nel 1944 e recentemente ritrovato e pubblicato. Un libro imperfetto per molti aspetti, che avrebbe avuto bisogno di qualche ripulita, ma che comunque mostra tutta la ruvida potenza letteraria di un autore che seppe rivoluzionare la letteratura francese, spogliandola dei classicismi e dei fumi vaporosi dell’Ottocento, per consegnare un nuovo linguaggio, spesso spietato, spesso al vetriolo, spesso marcio, ma proprio per questo capace di precorrere i tempi, creando neologismi e arrivando al cuore delle parole e dei concetti.
La guerra in testa
In queste pagine si trova tantissimo di Céline: evidenti sono gli echi autobiografici che fanno tutti riferimento al periodo della prima guerra mondiale e alla degenza in ospedale a seguito di alcune ferite, le cui conseguenze – psichiche e fisiche – accompagneranno lo scrittore per tutta la sua vita. “Mi sono beccato la guerra in testa” è forse l’espressione più significativa dell’intero libro, quella che immediatamente e senza indugi introduce alla roulette di personaggi deviati, tipici della narrazione celiniana. Unico sopravvissuto di un imboscata, gravemente ferito, il soldato Ferdinand verrà ricoverato in un ospedale militare di provincia, da cui si allontanerà presto per cercare un nuovo riscatto a Londra.
I convitati di pietra
Il sesso, la rabbia, il cinismo sono solo alcuni dei grandi convitati di pietra che animano quest’opera: leggendola si può immaginare Céline chino a scrivere, con la bava alla bocca, con la spietatezza di chi il marciume non lo evita, ma anzi lo canta, lo decanta e lo addomestica. Senza finzioni e senza frivolezze, ma andando incontro alla vita e al destino, qualunque esso sia.
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