Le giornate spensierate di un gruppo di ragazzi – il blocco 60 – nella Basilicata alla vigilia del terremoto del 1980. Una scrittura lirica che sa restituire dolore e sofferenza. “Verde menta” di Francesco Stolfi è un’opera che emana una fragranza nuova
Ambientato in Basilicata, ma senza particolari tracce di quel mondo semplice, rurale e contadino che ci si aspetterebbe da un romanzo radicato in Lucania. Piuttosto, Verde Menta (210 pagine, 15 euro) di Francesco Stolfi, edito da Ad est dell’equatore, è la storia di un gruppo di ragazzi – il famoso Blocco 60 – provenienti da famiglie abbienti, le cui vicende si intrecciano nei giorni immediatamente antecedenti il terribile terremoto dell’80 che mise in ginocchio Campania e Basilicata, causando morti e ingenti danni.
Sogni e trasgressioni dell’adolescenza
Nelle vite di questi giovani, che trascorrono le loro giornate dividendosi tra la discoteca, il bar di Pepito, la radio 78, il liceo e la sezione del PCI, ritroviamo i sogni, gli amori, le trasgressioni proprie dell’adolescenza. La prosa di Stolfi esige grande attenzione, indispensabile per cogliere le sfumature e le raffinatezze della sua scrittura, che si trasforma in vera e propria lirica soprattutto in alcune scene, quando la devastante drammaticità degli attimi successivi ai primi crolli restituisce tutto il dolore e la sofferenza che l’autore lucano riesce a pennellare con invidiabile bravura.
Inquietudine e malinconia
Un alone di inquietudine e malinconia rimane impigliato in queste pagine, come se tutti i dialoghi dei protagonisti, il loro stesso vivere non fosse altro che una spasmodica attesa di quanto sarebbe avvenuto da lì a poco.Verde Menta si configura allora come un’opera altra, diversa, da cui emana una fragranza nuova. Difficile inquadrarlo, settorializzarlo in una categoria e infarcirlo di aggettivi: merita senz’altro di esser letto per quel suo stile particolare che di certo non potrà lasciare indifferente neppure il lettore dal palato fine.
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