“The Transmission Files (Dixon’s robots)” di Matt Dixon è una serie di quattro silent book. Fra alienazione, solitudine e attese un parallelo che porta a noi stessi, ai nostri volti, ai nostri passi…
Un robot, occhi profondi e tenerezza disarmante, dorme rannicchiato in una scatola di cartone. Avvolge il suo corpo freddo con una coperta rossa. Sulla scatola c’è scritto “fragile”.
E fragili siamo noi, umani, circondati da robot che somigliano sempre di più a noi.
O siamo noi che somigliamo sempre di più a loro?
La nostra quotidianità
Me lo chiedo mentre sfoglio le pagine della serie di libri The Transmission Files (Dixon’s robots) dove il protagonista, un robot, è – semplicemente – solo.
Solo dentro il silenzio della natura.
Solo sotto l’infinitezza del cielo notturno.
Solo alla fermata di un autobus, con un peluche accanto.
Solo davanti alla sua cena, che consuma in compagnia di un pupazzo inanimato e di un altro amico immaginario: un volto inciso su una tavola di legno. Un volto che sorride.
Siamo soli come Robot davanti alla luminosità raggiante delle stelle, che teme di sfiorare, o sotto quella di un lampione che lo avvolge in una scia di luce – come in un abbraccio.
Sfogliare le tavole della serie The Transmission Files (Dixon’s robots) (Robot, Essere robot, Esplorazioni e Connessioni) è stato come sfogliare l’album fotografico dei miei giorni.
È stato vedere le istantanee della mia quotidianità – della nostra quotidianità.
In quelle pagine ci sono i nostri volti, i nostri passi. Ci siamo noi – sempre più soli e alienati.
Una scatola di cartone
In Connessioni alienazione e solitudine si uniscono in un viaggio alla scoperta – in solitaria – del mondo degli umani.
Il robot, occhi profondi e tenerezza disarmante, cerca di creare un suo simile con una scatola di cartone. Ci riuscirà. Con lui ballerà e attenderà l’alba. O forse un tramonto.
E poi c’è la neve, che lo immobilizza. E poi c’è un aeroplano di carta, lì, per terra. È stato costruito da un bambino che lì – però – non c’è.
Non c’è nessuno con cui il robot possa giocare, lanciando l’aeroplano in alto, sempre più in alto, in una sfida a chi riesce a spingerlo più in là.
E poi c’è l’attesa di un autobus e di qualcuno che si stenda accanto a lui, per dormire insieme.
E poi c’è la lunga attesa degli uccelli. Robot spera che prima o poi riposino e possano trovare rifugio nelle casette di legno che ha creato e disseminato tra i rami degli alberi.
Ma non arriva nessun uccello.
Cerca di connettersi, Robot.
Cerca contatto e calore.
Sorrisi e condivisione.
Ma, alla fine, il suo cavetto usb (che usa per ricaricarsi) non troverà alcun ingresso compatibile tra le tante prese sparpagliate su una parete.
E attenderà, guardando fuori dalla finestra, che accada qualcosa.
O che arrivi qualcuno.
The Transmission Files (Dixon’s robots) di Matt Dixon è una serie di quattro silent book editi da Lavieri edizioni.
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