Non solo traduttrice, Franca Cavagnoli, ma scrittrice in proprio, con un nuovo romanzo dopo tanti anni. “Nel rumore del fiume” indaga le sofferenze di una bimba orfana di madre. La piccola, che immagina mostri e spettri, finirà dalla terra natale nei pressi dell’Adda, a un paesino del Sud…
I più conoscono le sue traduzioni cesellate, mai banali, di scrittori cruciali, più di un Nobel, sulla pagina, si è avvalso della sua “voce”. Franca Cavagnoli, però, ha una vocazione parallela di scrittrice in proprio, che aveva messo a tacere per troppo tempo. La nuova collana di Polidoro editore, diretta dallo scrittore Orazio Labbate, è riuscita a rompere l’incantesimo che durava da molti anni («anni bui» si legge nei ringraziamenti finali) e Cavagnoli, trasfigurando anche travagli personali e familiari, ha riportato alla luce memorie, dandogli una forma narrativa, chiara ed elegante.
Protagonista l’Adda
Di Nel rumore del fiume, questo il titolo del romanzo di Franca Cavagnoli, numero uno della nuova collana, colpiscono molto presto il ritmo e la musicalità della lingua, in parte affinata dal lungo lavoro di traduttrice, che gli ha permesso di confrontarsi con alcuni mostri sacri della letteratura, viventi e non. Altro aspetto che salta subito agli occhi è la “presenza” del fiume Adda, il peso specifico di un luogo che l’autrice conosce fin da bambina, e che è protagonista anche di un altro recente testo di Cavagnoli, il libro per ragazzi La bocca dell’Adda, pubblicato da Orecchio Acerbo: la protagonista? Si chiama Beatrice, come quella di Nel rumore del fiume…, forse una gemella, forse una controfigura, una gemella meno “nera”…
Silenzi, ricordi e mostri
Nel romanzo scelto da Labbate Beatrice è una bimba – trasfigurazione della madre, scomparsa di recente, dell’autrice – orfana di madre. Una scomparsa che genera nella piccola tanti silenzi e che le fa volgere lo sguardo sempre più ai giorni che furono e non al presente, più alle cose piacevoli che a quelle dolorose, e inoltre sul soffitto dove le sembrerà di vedere mostri, o al cimitero, dove amerà leggere. Finirà in un piccolo centro dell’Italia meridionale, dove la vedova Mina si prenderà cura di lei, e dove conoscerà un’acqua diversa rispetto a quella del fiume, quella del mare. Il plot, in sé, è abbastanza stringato, contano i pensieri e le parole, le azioni e le emozioni, quel che si vede e si percepisce.
L’immaginazione, una salvezza
Un’indagine sul dolore che si porta addosso, su come in qualche modo si sopravvive alle sofferenze della vita, su come l’immaginazione possa fare spesso la differenza, su come quella dei bambini sappia sempre andare… oltre. Ecco come appare, a lettura inoltrata e poi completata, Nel rumore del fiume di Franca Cavagnoli. La scrittura impegnata di poesia e metafore fa il resto. Fantasmi e parole catturano l’attenzione della piccola, dietro cui si nasconde non solo una versione letteraria della madre, ma in parte forse anche una proiezione dell’autrice. Questo romanzo è un viaggio che vale la pena fare…
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