È un saggio rigoroso ma anche emozionante, “La Resistenza delle donne” di Benedetta Tobagi, che dà il giusto ruolo e peso specifico alle partigiane, nient’affatto marginali. Uno studio che va oltre pregiudizi, stereotipi e retorica. E che invita a guardare al futuro, forse la guerra non è finita…
Visti i tempi che corrono, sarà meglio leggere certi libri e provare a dimenticare dichiarazioni, facezie, omissioni e allegri revisionismi che fanno rabbrividire, tanto più quando arrivano da figure sulla carta istituzionali. Nella pletora di testi dedicati alla lotta di Liberazione piace segnalare La Resistenza delle donne (376 pagine, 22 euro), saggio di Benedetta Tobagi pubblicato da Einaudi qualche mese fa. Affresco al femminile, ritratto di una generazione di ragazze, decine di migliaia di donne, che per libera volontà diventarono combattenti impegnate nella Resistenza. L’argomento è stato affrontato prima da varie pubblicazioni (il romanzo giusto, ancora Einaudi, è L’Agnese va a morire di Renata Viganò), ma nell’immaginario collettivo, nelle semplificazioni più ingenue la lotta dei partigiani contro i nazi-fascisti, nell’Italia fatta a pezzi dalla seconda guerra mondiale, è stata una roba da maschi. Concetto smentito dalla verità storica, che fatica ancora ad affiorare. L’operazione di Benedetta Tobagi, allora, diventa importante per capire davvero come è stato decisivo il sostegno, quale è stato il peso specifico del contributo delle donne per fare ripartire il nostro Paese – non la nostra nazione – nel dopoguerra. È stato taciuto troppo a lungo…
Tra passato…
Le testimonianze raccolte in questo volume sono state storicamente minimizzate, anche dagli stessi protagonisti della Resistenza, che poche volte hanno riconosciuto ufficialmente. Studentesse, contadine, operaie, impiegate, di città o di campagna, di qualsiasi latitudine e cultura: è merito anche loro se cibo, medicine, armi e luoghi erano messi a disposizione della rete dei partigiani che liberarono l’Italia. Non furono sempre nelle retrovie, non furono semplici supporti, le donne. Voci e foto inedite sono cucite assieme da Benedetta Tobagi (che ha scelto le immagini con la collaborazione di una storica, Barbara Berruti) con sensibilità e rigore; spiccano partigiane spesso per la prima volta fuori dall’ambito domestico e capaci, però, di fare a pezzi pregiudizi duri a morire (a cominciare da quelli fascisti sulle donne…), col coraggio, con l’azione, perfino con la voglia di vendetta, e poi con una rinascita personale, che spesso anticipa prese di posizione e costruzione dell’identità antifascista.
… e futuro
Benedetta Tobagi valorizza ogni aspetto di quel caotico periodo storico, decidendo di non tacere su nulla. Non di sole staffette in bicicletta viveva la Resistenza. In pagine che spesso e volentieri fanno emozionare, Tobagi inquadra e indaga la complessità di un movimento di popolo e dei punti di vista femminili al suo interno: un’eredità che deve continuare a vibrare e a far vibrare. Il senso di maternità, le storie d’amore, i rapporti sessuali, mettendo da parte la retorica, emerge ogni cosa di quella fetta di storia iniziata l’8 settembre 1943. Anche le nefandezze, le torture, gli stupri subiti dalle partigiane, perfino le molestie che talvolta arrivavano da superiori o compagni d’armi degli stessi movimenti in cui militavano. Finita la guerra, quelle donne, insieme ad altre hanno iniziato nuove battaglie, hanno coltivato rivendicazioni irrinunciabili e riaffermato desideri inarrestabili. Come loro bisogna guardare al futuro, tenendo fede ad azioni e ideali. Forse la guerra non è finita…
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Bel pezzo! Saggio prezioso e illuminante per guardare al nostro futuro. Grazie LuciaLibri, grazie Giovanni Leti! Buona Festa della Liberazione.