Le diaboliche ragioni di Simenon, Gianluca Barbera svetta

Alle origini della serie di Maigret con il migliore romanzo di Gianluca Barbera, “Se il diavolo”. Georges Simenon in persona è il protagonista, alle prese con misteri sulla carta e nella vita: incredibili coincidenze, in particolare tragici delitti, si ripresentano ogni qual volta lo scrittore pubblica un nuovo episodio delle indagini del commissario…

Gianluca Barbera è editore, dirigente editoriale, ma soprattutto scrittore, eretico, oltre le mode, con un percorso personalissimo e magari poche pacche sulle spalle nei giri giusti del lavoro culturale italiano. Però è emerso, con costanza e fiuto, con un’idea della letteratura non ingessata, non paludata. E ha inanellato, soprattutto, libri d’avventura con un passo d’altri tempi, titoli da leggere in cantina, avidamente. Magellano, Marco Polo, Darwin fanno capolino da alcuni dei suoi romanzi più riusciti. Il presente, però, ci dice altro. Magari sosteniamo un’eresia, ma il suo titolo pubblicato dall’editore Polidoro, nella nuova collana Interzona, diretta dal siciliano Orazio Labbate, è di gran lunga il suo romanzo migliore, la sua opera che svetta. Ancora una volta è un personaggio realmente esistito e noto ai più, ovvero il prolifico e magnifico Georges Simenon, a prendere la scena nell’articolata, ma cristallina sul piano del linguaggio, ultima opera di Gianluca Barbera.

I primi passi di un mito

Se il diavolo (205 pagine, 16 euro) inquadra Simenon già all’apice del successo, impegnato nella presentazione di un libro e in dialogo con alcuni lettori. E poi torna indietro, alle origini di Maigret, un successo clamoroso a cui non credeva nemmeno Fayard, lo storico editore dell’autore belga, che nel secondo capitolo prova a smontargli il primo libro della serie dedicato al «corpulento» commissario: «La storia sta in piedi a stento, la trama è così lacunosa che ci vorrebbe uno che te la spieghi per capirla… il tuo personaggio… non ha particolare acume, e a tratti sembra parteggiare fin troppo per i delinquenti…, per i quali tu stesso nel descriverli sembri nutrire un’inspiegabile simpatia… non c’è nessuna storia d’amore… i rapporti tra i personaggi sono squallidi… il tuo romanzo ha tutto per scoraggiare i lettori». Eppure Fayard decide di pubblicare un libro che entrerà nella storia della letteratura, e dice sì alle richieste di Simenon: prezzo di copertina 6 franchi, percentuale per il papà di Maigret all’11%.

Un giallo metafisico

Il papà del commissario a più di un interlocutore lascia intendere il pessimo giudizio («Sono tutti una manica di imbecilli» o «qualche idiota appassionato di delitti») sui lettori di polizieschi – che lui considera una tappa intermedia della carriera – e la benevolenza nei confronti di Maigret:

Ha una moglie, le bollette da pagare, dolori di stomaco eccetera. Frequenta osterie, bordelli, bische clandestine. Non dà giudizi morali perché sa che è la vita a essere sbagliata; che la legge non ha sempre ragione. Insomma, è uno che si limita a svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro di poliziotto. Non odia i criminali. Li arresta perché è il suo mestiere, tutto qua.

Tutto bene, se non fosse che non siamo in presenza di un arzigogolato saggio, ma nel bel mezzo di un piacevolissimo romanzo che finisce per essere una sorta di giallo metafisico. Simenon stesso, nelle pagine di Barbera, lascia intendere che il fatto d’essere un re Mida quanto alla produzione di bestseller, sia dovuto a ragioni diaboliche: «Certo, lui era ateo, ma sono proprio gli atei a credere più sentitamente nel diavolo». In modo inquietante si affastellano coincidenze in serie, legate a orribili crimini, che avvengono spesso in luoghi contigui ai movimenti di Simenon e che sono simili alle storie che lui racconta: a ogni volume scritto e pubblicato una vita si spsezza…

Il credibilissimo background

Tra firmacopie nei night e puntate al bordello, tra romanzi scritti rapidamente a bordo di una barca e litigi con la moglie Tigy (la prima al suo fianco, per ventisette anni), Gianluca Barbera costruisce il credibilissimo background in cui Simenon si muoveva da celebrità. Lo fa con grande abilità, in modo non superficiale, calibrando la tensione, inventando anche qualche magnifico cameo (a un certo punto c’è una sfida a ping-pong con Henry Miller…) e giungendo al cuore della fine professionale, oltre che terrena, del geniale Simenon. Leggerete questo libro in tempi rapidi, ve lo porterete dietro a lungo.

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