Due romanzi brevi in “Baci all’inferno” di Ariana Harwicz, le cui pagine di sesso calmano tutti i pruriti e lasciano un senso di nausea. Un libro che forse piacerà alle élite, ma contiene solo oscenità grottesche e un’accozzaglia di pensieri artificiosi e situazioni surreali…
Chissà perché una fronda di compiaciuti intellettuali gridano al capolavoro quanto più l’opera, artistica o letteraria, è incomprensibile e sordida. Ancora di più quando è intrisa di turpiloquio e sesso, non quello erotico, bollente, esplicito, anche trucido, da eccitare anche una lucertola che non fa differenza tra Cinquanta sfumature di grigio e Tropico del cancro ma, quello che, al contrario, calma tutti i pruriti e lascia un senso di nausea.
Rapporti morbosi
Non parliamo del tanto stimato “flusso di coscienza”, meglio ancora se privo di riferimenti a cui aggrapparsi per seguire una trama che, spesso, non c’è.
Baci all’inferno (208 pagine, 16, 90 euro) di Ariana Harwicz, tradotto per Ponte alle Grazie da Giulia Zavagna e Marta Rota Núñez, è un masterpiece del genere! Piacerà all’élite. Composto da due racconti, o romanzi brevi, in cui il tema comune è la morbosità del rapporto tra madri e figli, è una perfetta summa di oscenità grottesche e un’accozzaglia di pensieri artificiosi e situazioni surreali. Il tutto inzuppato in un’atmosfera squallida e angosciante!
Esasperazione e splatter
Passi per “Precoce” in cui, si porta all’esasperazione, fino ad un finale doloroso ma inevitabile, il rapporto d’amore incestuoso tra una madre e il figlio adolescente ma, per “La debole mente”, ci vuole proprio uno stomaco forte! Puro splatter. Per essere all’altezza dei lettori “impegnati” potrei sfoggiare i miei studi classici, che servono a poco nel concreto, ma fanno un figurone nei salotti, e sforzarmi di vedere, nelle due figure materne, una trasposizione di Elettra e Giocasta, ancorché miti ormai usucapiti e trasformati in complessi dalla psicoanalisi. Disagio mentale, infanzia rubata, degrado, totale assenza di figure maschili di riferimento, tanti potrebbero essere gli argomenti, nobile l’intento, non discuto ma, non mi sento all’altezza dello stile. Mi scuso.
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