Umorismo e malinconia nello scoppiettante – anche dal punto di vista linguistico – “Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino” di Davide Rigiani, al suo primo romanzo. Una storia surreale, in cui spiccano Tullio, alunno di quinta elementare, e l’eolao, una creatura fantastica: diventano inseparabili e scompaginano certezze e routine delle vite altrui. La morale? Si può fare a meno della normalità, non della fantasia…
Venghino, signore e signori, venghino, grandi e piccoli. C’è un libro per ragazzi – o almeno così dicono – che può essere letto e amato da un pubblico di adulti e viceversa. Strampalato, prodigioso, scoppiettante. L’ho letto e riletto e lo rileggerei ancora, lo rileggerò, perché l’esperienza è potentissima e divertentissima. Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino (469 pagine, 19 euro) è stato pubblicato coraggiosamente da minimum fax, ma la casa editrice romana è stata ampiamente ripagata dell’azzardo, a cui ha lavorato, nelle vesti di editor, uno dei più bravi scrittori italiani, Fabio Stassi. L’autore, Davide Rigiani, è un debuttante che aveva brillato al premio Calvino e, di fatto, è stato uno degli autori più sorprendenti del 2022. Stupisce e fa sorridere il suo felicemente surreale romanzo, merito di un raro equilibrio tra la storia rocambolesca e una scrittura più che brillante, tra iperboli e stupori. La fantasia e la lingua sorprendente di Davide Rigiani sono una buona notizia per le lettere italiane, forse Stefano Benni e Daniel Pennac – due modelli abbastanza dichiarati – hanno trovato il loro erede naturale.
Una famiglia bislacca
C’è una famiglia, naturalmente, fra le pagine de Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino. I Ghiringhelli sono decisamente bislacchi, anzi proprio sui generis e sopra le righe. Pigro e timido, votato all’invisibilità, Tullio è un bimbo di quinta elementare, dall’immaginazione fervida, con la mente popolata dei più disparati oggetti o creature (sirene e tennisti, cavalieri medievali e rane parlanti), e voti non proprio alti a scuola, specialmente in matematica; ha gatti in quantità (i loro nomi? congiunzioni e avverbi) attorno a sé, una sorella maggiore più che altro imbronciata, un padre “poeta avanguardista” e traduttore di manuali di elettrodomestici, e una mamma factotum alla Banca d’Elvezia.
L’animale mutante
Con una prosa giocosa, che fa le capriole e le acrobazie, e non disdegna il nonsense e qualche frase di dialetto, Rigiani introduce ben presto l’eolao (“eoleolaolai” il plurale, per dovere di cronaca), un animale fantastico, mutante, che cambia dimensioni, colore e forma, che non fa molto caso alla logica, starnutendo perde le orecchie e si ciba di dentifricio. Lui e il giovane protagonista inizieranno a vivere in simbiosi alcune tragicomiche avventure. Grazie ai guizzi delle pagine debordanti di Davide Rigiani si riflette sull’età adulta – in special modo sul crescere e sull’accettarsi – e sulla diversità, sulla necessità di fare a pezzi gli stereotipi (basti pensare ai ruoli invertiti di ticinesi e italiani, disorganizzati i primi, precisi i secondi…), sulla normalità di cui si può fare a meno, che si può rintuzzare a ogni momento con la fantasia.
Le metamorfosi
Trionfo d’inventiva, inno di parole e pensieri pirotecnici, con i suoi episodi che si autoconcludono e tante digressioni, Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino è un unicum nella produzione italiana degli ultimi anni. Come l’eolao, Rigiani dimostra di odiare la banalità dei sentieri sicuri, di preferire gli imprevisti delle strade malmesse, di fare i conti, come chiunque si nutra di umorismo, anche di una malinconia di fondo. La sua creatura fiabesca e scanzonata, che convive con continue metamorfosi, scompagina le esistenze di tanti e mette a soqquadro le loro routine. Ci dice di non smettere di sognare, d’essere più spensierati e liberi, d’essere poetici, di fare a meno di dietrologie, sovrastrutture e cattivi pensieri. Finisce per dirlo con forza e chiarezza a grandi e piccoli lettori. Promessa mantenuta, scommessa vinta, che fa venire l’acquolina in bocca per la prossima opera di Rigiani.
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