Due piani temporali diversi in “Fuoriorario” di Adriano Schimmenti: un giallo dal ritmo incalzante e dalla scrittura essenziale, dalla notevole profondità psicologica. Il desiderio di vendetta di quattro amici, che non hanno dimenticato un’amica morta. Sullo sfondo una Palermo con le sue miserie e i suoi splendori
Di gialli, e di gialli siciliani, ne avremmo anche ben piene le tasche. Da decenni sulla scia di Andrea Camilleri la proliferazione è stata esponenziale e raramente di qualità. C’è chi guarda all’universo dei lettori come a un popolo bue disposto a masticare e deglutire qualsiasi cosa, anche pessime imitazioni o storielle che ammiccano, pretestuosamente, con elementi folkloristici ed esotici. È dunque abbastanza difficile riuscire a distinguere qualcosa di nuovo, originale.
Nè giudizi, né sentenze
Un’eccezione nel panorama desolante del genere è Fuoriorario (140 pagine, 14 euro) di Adriano Schimmenti, pubblicato dalla casa editrice Scatole Parlanti. L’autore, che è anche docente universitario di Psicologia dinamica, è abile nel dispiegare un ampio spettro di emozioni all’interno del meccanismo tipico del giallo. E sa come abbinare un dispositivo avvincente, dal ritmo incalzante, a una notevole profondità psicologica e a una scrittura essenziale. Non emette giudizi e sentenze, inoltre, Andrea Schimmenti con questo romanzo che ruota attorno a una vendetta, l’obiettivo di una vita per un gruppo di quattro amici, Paride, Marco, Giulia e Andrea: vendicare la morte della loro amica Sofia, una storia vecchia di oltre vent’anni.
Non esser cresciuti abbastanza
Segreti, ferite, emozioni. Il libro è snello, agile, ma pieno di azioni e pensieri, oscilla fra l’adolescenza dei protagonisti e l’età adulta nel presente. Uno degli amici crede di aver visto e riconosciuto il colpevole della scomparsa dell’amica. È l’inizio di un tentativo di ritrovarla e di ritrovarsi, di raccontarsi e comprendersi: capiscono d’essere cresciuti, ma non fino in fondo, non completamente, specie dal punto di vista della personalità. E poi c’è Palermo, in alcuni spaccati riconoscibilissimi, coi suoi splendori e le sue miserie. Una piacevole sorpresa di questo romanzo di Adriano Schimmenti, la dimostrazione che anche nelle case editrici indipendenti ci sono libri di qualità, su cui si lavora bene.
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